Back to Italy? Noi siamo sempre stati qui, nel territorio dell’eccellenza progettuale e realizzativa!

Sui media e nei convegni (ieri a Milano, ad esempio) si inizia a parlare di “Back to Italy”.

Si ritorna a produrre in Italia.

Qualche riflessione da chi l’Italia non l’ha mai lasciata, perché ritiene un asset strategico lavorare nel proprio territorio di provenienza.

1.
Delocalizzazione = Devalorizzazione

Con il miraggio (a volte mai concretizzato) di spendere meno si è delocalizzato senza criterio.

Staccando la mente che ha creato un progetto dalla mano che lo realizza si sono prodotti mostri, nel senso qualitativo e culturale del termine.

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2.
Il vero Made in Italy è fatto con la testa e le mani degli italiani

Il fortissimo valore culturale della nostra popolazione nasce da un’integrazione delle funzioni intellettuali e manuali, com’è nella grande tradizione del Rinasicmento.

La separazione tra “chi pensa” e “chi fa”, tipica delle delocalizzazioni, spezza in modo irreparabile il cuore del valore intrinseco ai migliori prodotti nazionali, per giunta producendo ruoli inutili e costosi (chi “controlla” ad esempio)

Noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre creduto nella nostra gente e nell’enorme valore professionale che sa esprimere.

3.
Stare “local” significa riduzione delle filiere (e dei costi)

Ai molti che hanno scelto la strada di andare a produrre lontano, ermesponti propone l’inverso: concentrare ideazione, progettazione e realizzazione.

La filiera corta, non dimentichiamolo, accorcia la catena dei centri di costo, ed esalta la qualità specifica del lavoro in quanto espressione di un nucleo forte, in grado di costruire sulla propria esperienza.

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4.
Più alta la qualità, più importante il coinvolgimento intellettuale a tutti i livelli

Su un prodotto di alta qualità totalmente bespoke (o custom o artigianale) non si può prescindere dalla qualità “intellettuale” della persona che lo realizza.

Se questa, che opera con le mani, è abituata ad usare anche l’intelligenza e ad applicarla nel lavoro (certo non quello che accade nelle filiere “fordiste” della produzioni delocalizzate), anche lei è coinvolta nella definizione dell’oggetto da produrre, nel suo miglioramento continuo.

E’ un modello che appartiene in tutto e per tutto all’Italia ed ha portato ai capolavori che ci hanno resi noti nel mondo.

Per questo gli italiani in Italia sono in grado di rendere una produzione nazionale, nonostante i costi alti, conveniente ed appagante. 

5.
Responsabilità sociale è anche questo

Le aziende non hanno solo responsabilità verso se stesse e il proprio conto economico: secondo noi la relazione con il territorio può e deve far parte di una dimensione imprenditoriale avanzata.

Il lavoro crea ricchezza, anche di conoscenza e cultura, che un’impresa deve saper reinterpretare e riproporre al mercato in un circolo virtuoso di accrescimento ed evoluzione costruttiva.

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6.
Il consumatore è autore dei prodotti

Nell’ottica del nuovo consum-autore, come lo definisce Francesco Morace, colui che compra non è più figura dissociata dall’ambiente, ma è protagonista culturale della filiera produttiva.

7.
Acquisto = identità

Ognuno di noi è stanco di essere solo una carta di credito, c’è voglia di tornare ad essere uomini e donne che interagiscono con i prodotti in modo sensato…

Il che significa anche riconoscere una produzione di una cultura amica, magari vicina a casa o comunque nota.

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Stai pensando a nuovi interiors – residenziali o retail? A domanda, ermesponti risponde.

Siamo nel settore “interiors” da molto tempo ormai, e la nostra esperienza professionale ci ha portato a conoscere i dubbi dei nostri clienti… qualche volta prima che essi stessi li esprimano.

Come piccola “summa” di questa esperienza di contatto diretto e continuo con i nostri committenti, riportiamo di seguito alcune delle domande più comuni che ci sono state rivoltenel tempo.

Abbiamo capito  clienti si pongono – giustamente – alcune questioni cruciali, e… a volte non sono nemmeno sicuri che esista qualcuno in grado di dar loro le risposte giuste.

Le domande sono per noi sacrosante, e riteniamo nostro dovere dare risposte precise, corrette e puntuali. Sempre e comunque.

Quindi… ecco le risposte di ermesponti alle “domande del mercato”: consideratele il manuale ermesponti per le esigenze della clientela!

1.
Vorresti una casa veramente unica come te?
Possiamo fare di casa tua il tuo miglior ritratto.

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Ermesponti è un luogo speciale in cui architetti e artigiani lavorano insieme per te.

Possiamo davvero rendere la tua casa uno specchio della tua personalità.

Facciamo della tua casa il tuo miglior ritratto: unico come te.

2.
Stai cercando l’architetto giusto per la tua casa dei sogni?
Traduciamo le tue richieste in un vero progetto sartoriale.

Schermata 11-2456968 alle 21.32.22Le tue esigenze specifiche sono, in effetti, l’unico progetto di cui hai bisogno.

Lascia che i Maestri del Progetto le interpretino (e attenzione ai designer che non sanno ascoltarti).

3.
Cerchi un laboratorio artigianale altamente specializzato per i tuoi interni?
Noi lo siamo.

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E lo facciamo lavorando costantemente insieme – architetti, designer e artigiani – come in un negozio del Rinascimento, in un continuo scambio di conoscenze, esperienze, pratiche…

Dalla visione al progetto alla realizzazione artigianale: questo è il metodo ermesponti.

4.
Ti serve sia un vero progetto d’arredo sia un artigiano che lo realizza perfettamente?
Noi siamo architetti e falegnami che lavorano, insieme, per te.

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Ermesponti fornisce un servizio completo: dal primo schizzo alla messa a punto finale.

Non è necessario entrare in contatto con diversi interlocutori, o – peggio – gestire complesse filiere realizzative.

Un interlocutore + un responsabile + un progetto = risultato.

5.
Vuoi un servizio completo, chiavi in mano?

Noi gestiamo in prima persona l’intero processo, dalla prima idea all’installazione finale. Nessun intermediario.

Schermata 11-2456968 alle 21.46.19Per ermesponti le condizioni essenziali per avviare un progetto personalizzato sono due: esigenze del cliente e aspetti costruttivi.

Questo è tutto quello di cui abbiamo bisogno per realizzare un progetto del tutto personale, una soluzione su misura al 100%.

6.
Tempi e costi sono fondamentali?
Per noi sono condizione prioritaria di progetto!

Schermata 11-2456968 alle 21.45.41Questo è il punto di partenza per un progetto davvero su misura, nel rispetto dei tempi e dei costi previsti dal cliente.

 

7.
Sogni una nuova casa o un ufficio, un negozio o uno yacht? Possiamo realizzarli per te.
Ci piace contaminare le idee.

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Creiamo i tuoi spazi insieme a te!

Ti promettiamo che sarà una delle esperienze più significative della tua vita.

Partiremo insieme da un foglio bianco e penseremo con te le nuove forme e materiali dei tuoi nuovi interni personalizzati… vedrai.

8.
Vuoi rinnovare lo spazio dove vivi?
Possiamo farne il tuo “buen retiro”.

Schermata 11-2456968 alle 21.50.07Rimarrai stupito di quanto possa essere radicale e potente un cambiamento di interni!

Cambia il tuo mondo… il tuo mondo interiore e rendi la tua casa assolutamente, inequivocabilmente tua.

Dimentica l’approccio “design-by” e prova l’approccio “disegnato solo per te”!

9.
Ti sei stufato dei costi assurdi dei Brand del lusso?
E’ ora di una nuova, più sofisticata accezione di “lusso”: la personalizzazione sartoriale dei tuoi interni, accompagnata da eccellenza realizzativa assoluta.

Schermata 11-2456968 alle 21.51.31Possiamo fare tutto questo proprio per te, sulla base del tuo progetto, personale ed esclusivo.

In altre parole: il miglior rapporto qualità/prezzo, dove per “qualità” si intende un progetto unico al mondo, realizzato con i più alti standard artigianali possibili.

10.
Pretendi l’eccellenza della personalizzazione sartoriale dei tuoi interni?
Siamo le persone giuste.

Schermata 11-2456968 alle 21.51.02Lavoriamo direttamente dalla nostra sede di Mantova per il mondo intero.

Ideiamo e realizziamo qualunque tipo di progetto, dall’idea inziale alla consegna chiavi in mano, per incarichi residenziali e retail, sia per privati sia per grandi marchi internazionali.

In sintesi?

Se vuoi cambiare il mondo intero, beh, quello è difficile.

Ma se vuoi cambiare il tuo mondo – lo spazio in cui vivi e lavori – puoi farlo con ermesponti.

E, fidati, la tua vita cambierà con esso.

Nulla è paragonabile all’abitare o lavorare in un interno su misura, dove tutto esprime una personalità precisa e definita: la tua.

Contattaci: siamo certi che – dopo averci conosciuto – non ti accontenterai di nulla di meno di un interior design pensato, disegnato e realizzato esclusivamente per te!

Bungalow Germania alla Biennale Architettura 2014. La porta della bellezza è alta 320 cm e ha vena del legno seguente.

5- paolo che fa rilievo a BOnn

Occuparci del Kanzlerbungalow così come è stato concepito, progettato e realizzato nel 1964, ha significato per noi un salutare re-immersione nella cultura architettonica che ci ha formati.

In pratica, una boccata di ossigeno rispetto al panorama contemporaneo, dove gli interni architettonici sono relegati a spazi vuoti da riempire con questa o quella fornitura di mobili di brand design.

Questa architettura, progettata e costruita sartorialmente  per il cancelliere tedesco cinquant’anni fa, costituisce ancora oggi per noi un esempio illuminante.

Ci ricorda infatti che gli arredi in architettura non sono mai ‘mobili’, ‘ma immobili’: cioè si fondono con l’immobile, qualificandolo rispetto all’ordinaria edilizia.

2-porta

Non ci sono parole migliori, per descrivere il valore di tutto questo, di quelle di Paolo Ponti, l’architetto che ha eseguito un rilievo rigorosissimo  degli originali  e li ha ricostruiti con archeologica precisione, insieme ai suoi artigiani della ermesponti:

“La bellezza di quei mobili sta nel fatto che sono  semplici, puliti, essenziali, ma danno comunque la sensazione di essere preziosi,  elaborati, ben costruiti.

Assolutamente non banali, sono coerenti con il prestigio della casa che vanno ad arredare. 

Sono i dettagli, le proporzioni, gli accorgimenti sottili della costruzione del mobile a dare questa sensazione di preziosismo, di lusso.

La porta  dello studio del cancelliere è alta 320 cm con una selezione dell’impiallacciatura rigorosissima.

La forma è semplice ma la bellezza è tutta nella maestosità della dimensione e dalla tattilità e sonorità che comunica quando la si impugna per aprirla.

Quando la si apre si avverte immediatamente il suo peso ed il suo enorme spessore…

Ricorda un caveau.

Poi quando la si richiude emette un inconfondibile suono che fa sentire tutta la qualità e la precisione della costruzione che diventa bellezza.

Dall’interno è totalmente integrata nella boiserie, non un coprifilo, non una sbavatura, la vena del legno è perfettamente seguente…

Nella sua austerità è meravigliosa, ti racconta la profonda bellezza delle cose che sono semplici ma allo stesso tempo sofisticate.

E’ questo che ci piace, quello che abbiamo imparato da questa meravigliosa realizzazione: la profonda bellezza delle forme semplici che scaturisce da dettagli apparentemente impercettibili, ma sottili e sofisticati, che rendono un oggetto assolutamente unico, completamente fuori dalle mode.”

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Tutto questo per ricordarci come risultati progettuali e architettonici di quel livello – che abbiamo avuto l’onore di ricostruire fedelmente alla Biennale Architettura di Venezia – siano frutto di una impostazione che prevede, semplicemente, un elemento distintivo:

La presenza dei Maestri del Progetto all’interno della costruibilità concreta di un progetto, al 100%.

Noi ci ricordiamo di questa impostazione e cerchiamo di metterla in pratica ogni giorno con la nostra piccola rivoluzione del processo end to end.

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Anche se non siamo più nel 1964 e non lavoriamo per il Cancelliere tedesco, per noi ogni cliente, anche il privato che ristruttura la sua casa, ha diritto a questo trattamento. Un’impostazione che porta il valore di una realizzazione unica a un prezzo non superiore a quello proposto da soluzioni standard, di sedicente “lusso”.

 

Rivista “How to spend it”: qualche riflessione e una modesta proposta.

How to spend it - Sole24Ore

In questi giorni mi è capitato di sfogliare la nuova rivista “How to spend it” del Gruppo Editoriale Il Sole 24 Ore.

Sulle prime mi ha incuriosito il titolo in inglese, inconsueto sul panorama italiano, poi ne ho compreso il motivo: si tratta di una testata realizzata in Italia insieme al Financial Times, che da 20 anni la distribuisce nel Regno Unito.

Una volta chiarito il dubbio iniziale, mi sono sorte spontanee alcune domande… innanzitutto: spendere cosa, tempo o denaro?

Mi è bastato però sfogliare qualche pagina per capire che siamo nel mondo del lusso, quindi delle persone che hanno abbondanza di entrambe queste risorse… buon per loro ;-)

Seconda domanda: abbiamo davvero bisogno di una rivista simile in questi tempi in cui la recessione dei consumi sembra così drammatica?

Forse sì, perché – come ho subito scoperto – la rivista promuove ampiamente sia i marchi Made ​​in Italy sia l’approccio verso i beni di consumo e – più in generale – lo stile di vita italiano.

Parlando degli eroi del Made in Italy, in pochi minuti mi è balzata agli occhi una perla di saggezza che mi ha fatto dimenticare tutti i miei pensieri.

La citazione che segue mi è apparsa come un messaggio: qualcosa da condividere e discutere, forte legata ai tempi in cui viviamo…

Un concetto comprensibile da tutti: imprenditori, gente comune, giovani generazioni. Un messaggio per il nostro futuro.

Mi riferisco alle parole di Maurizio Marinella, della storica azienda di cravatte e accessori con sede a Napoli, rivolte al giornalista Roberto Napoletano per la sua rubrica “Passaporto Italiano”:

“Il messaggio che ho ricevuto da quelli che sono venuti prima di me è allontarsi da Napoli, ma non lasciare mai Napoli.

Bisogna allontanarsi da Napoli e rimanere alla stesso tempo qui a Napoli “.

Maurizio Marinella - Ermes Ponti blog

(Grazie Signor Marinella per l’ispirazione, vorrei poterla incontrare un giorno).

Personalmente credo che sia esattamente quello che dobbiamo fare… ed infatti è quello che noi di Ermesponti facciamo, ogni giorno.

Partiamo dall’Italia in continuazione (l’ultimo viaggio è stato in Germania, ma anche in Asia, New York, nel Regno Unito, in tutto il mondo, andiamo dove qualcuno chiede una soluzione end-to-end per un problema di interni), ma senza mai lasciare l’Italia.

Lavoriamo in tutto il mondo, da qui.

Progettiamo e realizziamo interni su misura controllando tutto il processo, dall’idea iniziale alla consegna chiavi in mano, per i nostri clienti in tutto il mondo.

E ogni volta portiamo con noi i valori della cultura italiana e lo stile di vita italiano.

Questo mi ricorda un altro magazine del Sole 24 Ore che seguo da sempre: il programma radiofonico “La Fuga dei Talenti” sui giovani italiani che si recano all’estero per costruire le loro carriere.

A questo proposito, quello che vorrei suggerire al signor Napoletano – Direttore di Radio24 – è quello di concentrarsi su un atteggiamento positivo, cosa ancora possibile, cambiando punto di vista.

I giovani hanno bisogno di motivi per restare o tornare in Italia, non solo per fuggire dal nostro paese!

Non sarebbe forse il caso di dare loro esempi positivi, quale quello di Barbara Santoro, ad esempio?

Il nostro paese è ancora in grado di produrre alti livelli di eccellenza, in qualsiasi contesto.

Per quanto ci riguarda, pensiamo che ci sia una forte domanda per un lusso di altissimo livello: la personalizzazione totale.

Una casa che si adatta perfettamente a una persona, come un abito su misura, progettata e realizzata in via esclusiva, può davvero fare la differenze nella qualità della vita…

Vivere nella bellezza e nell’armonia, in uno spazio che ci rappresenta perfettamente, può davvero cambiare radicalmente il tipo di esperienza di ogni giornata.

In breve, crediamo che la rivoluzione del “designed-for” al posto del “design by” sia ormai alle porte, e siamo fieri di esserne parte.

Ed ecco quindi la modesta proposta che mi piacerebbe condividere con il direttore di “How to spend it”, signora Nicoletta Polla-Mattiot:

Il nome della prestigiosa rivista forse dovrebbe avere una piccola modifica, e chiamarsi… “How to spend it, better!” cioè come spendere… meglio!

Quindi, cara signora Nicoletta Polla-Mattiot, possiamo ora contare su un numero monografico tutto dedicato al “su misura”, o “bespoke”, come lo chiamano gli anglosassoni?

Noi artefici del lusso più esclusivo, cioè quello che rende la casa un pezzo unico, completamente su misura, ci contiamo!

Progetto di interiors retail per un top brand del lusso internazionale? Vinto con un progetto artigianale. Una storia vera.

Questa è una storia vera e – cosa ancora più importante – una bella storia vera.

Una storia in cui le abilità degli artigiani italiani – nella progettazione di interni – si sono dimostrate superiori sotto ogni punto di vista.

Ecco cos’è successo.

Un giorno abbiamo chiamato dal nostro ufficio di Mantova la sede di uno tra i luxury brand internazionali più famosi, in Germania.

La nostra proposta: presentarci come azienda di progetti di interiors su misura in grado di gestire l’intero processo, dall’idea alla consegna “chiavi in mano” – il nostro end-to-end process.

Francamente, non ci aspettavamo di riuscire a catturare il loro interesse fin da subito, e invece… riusciamo inaspettatamente ad ottenere un incontro di presentazione ad Amburgo.

Volati in Germania, una volta nei loro uffici, non ci è voluta più di mezz’ora per spiegare loro perché il metodo ermes ponti è economicamente molto più vantaggioso di qualsiasi altro.

Il tutto a standard di eccellenza assolutamente alti, grazie ai Maestri Artigiani che lavorano con noi,

Nell’incontro abbiamo enfatizzato, in particolare, come il nostro approccio al lavoro coinvolga tutte le fasi di progettazione:

  • L’ascolto delle esigenze del cliente
  • Sopraluogo
  • Preventivo dell’intero progetto, in tutte le sue fasi, dall’idea iniziale alla consegna delle chiavi
  • Progetti esecutivi
  • Lavori di costruzione (senza alcun coinvolgimento di fornitori extra)
  • Progettazione e realizzazione di mobili su misura
  • Montaggio
  • Rifiniture finali

Tutto questo sotto la supervisione di un’unica azienda… la nostra ;-)

A partire da quel momento, le parole hanno lasciato spazio ai fatti!

All’incontro successivo abbiamo portato con noi un prototipo realizzato a mano esclusivamente per loro – sviluppato da uno dei nostri migliori falegnami, Daniele Compagnoni – con un sistema integrato di led decismente migliorativo rispetto ai loro (già alti) standard qualitativi.  Anche la qualità generale del pezzo risultava evidentemente molto buona… e l’hanno realizzato immediatamente.

I tedeschi sono rimasti dalla cura con cui è stato realizzato il prototipo, sotto ogni aspetto.

Hanno apprezzato a tal punto il nostro prototipo, da decidere che il partner giusto per i loro progetti di interiors in Europa… eravamo noi.

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Perchè hanno scelto ermes ponti e non una tra le tante aziende tedesche con cui lavorano normalmente?

La risposta è semplice.

Ermes ponti è un’azienda piccola ma adeelevata specializzazione, ed è in grado di svolgere un progetto dal primo minuto in cui si delinea fino alla consegna dello spazio finito al 100%.

E tutto nel rispetto degli standard artigianali più alti, quelli che continuano a tenere alta la reputazione del Made in Italy nel mondo.

Un’azienda manifatturiera italiana che lavora con questo approccio – la nostra come molte altre – non ha rivali, né Germania né altrove.

In sintesi: l’attenzione per i dettagli, la conoscenza dei materiali, la padronanza del processo di realizzazione, uniti all’impareggiabile gusto italiano – diffuso e onnipresente, a tutti i livelli del lavoro – sono i fattori che ci rendono competitivi anche in quegli scenari di mercato che siamo portati a considerare più difficili.

Questa è la storia di come ermesponti ha otttenuto un incarico di interiors di livello internazionale… facendo innamorare il cliente di un prototipo!

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Tre domande a Francesco Morace, co-autore di “Italian Factor”.

Francesco Morace

Seguiamo da tempo, con attenzione e partecipazione l’importante lavoro del sociologo Francesco Morace, di cui abbiamo già parlato in varie occasioni.

Un evento di particolare interesse è stato la presentazione del suo libro – scritto a quattro mani con Barbara Santoro“Italian Factor” presso la Camera dei Deputati a Roma, a luglio.

Avendo partecipato direttamente all’evento, abbiamo voluto porre qualche domanda sia a Barbara Santoro (vedi qui l’intervista) sia al professor Morace, a partire dalla sua iniziativa “The Rennaissance Link” che avemmo il piacere di condividere tempo fa.

ermes ponti – The Renaissance Link e Italian Factor: due momenti di uno stesso percorso culturale?

Noi, come sai, non perdiamo nessuno dei tuoi passaggi…

Francesco Morace – Prima ancora di Renaissance Link il mio percorso culturale sull’Italia si è avviato con due libri: Italian Ways del 2003 e Il senso dell’Italia del 2008 in cui si ponevano le basi di un Rinascimento dell’Italia partendo dalle qualità inespresse e dalla scarsa consapevolezza delle nostre unicità.

Con Renaissance Link è stata lanciata l’idea di un Associazione che si occupasse di questi temi creando opinione presso le aziende e le istituzioni.

Dopo 4 anni di attività, 50 presentazioni in tutta Italia e 3 libro su Verità e Bellezza, il Talento dell’Impresa e l’Impresa del Talento, abbiamo valutato che l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica fosse stato raggiunto e abbiamo sciolto l’Associazione per continuare ciascuno liberamente con la propria missione di rafforzare il progetto nelle sedi più adeguate.

Anche per questo quando Barbara mi ha chiesto di contribuire al progetto Italian Factor ho accettato con entusiasmo.

ermes ponti – Giustamente porti, nei tuoi interventi, gli esempi di eccellenze.

Un consiglio per tutte le PMI che operano nella media del mercato, senza punte di eccellenza, ma senza nemmeno tradire il “buon mestiere”?

Siamo convinti che tra le 120mila fabbriche chiuse negli ultimi tempi vene fossero di meritevoli, al di là dell’eccellenza, che ne pensi?

Francesco Morace – A questo proposito ti segnalo un contributo che chiarisce la differenza tra Lusso ed Eccellenza: il “buon mestiere” fa parte della cultura dell’eccellenza ma non basta in tempi di competizione così inesorabile.italian factor

Ad esso bisogna aggiungere punte di innovazione su cui purtroppo la tradizione italiana non si è misurata a sufficienza. La grande maggioranza delle 120mila imprese che hanno chiuso purtroppo non erano attrezzate in questa dimensione.

ermes ponti – Politica a impresa: relazione complicata, si sa… da dove ripartiresti a ricostruire un dialogo davvero portatore di valore?

Francesco Morace – Io credo che la politica sia sempre lo specchio di un Paese e dei suoi vizi/virtù.

La classe politica la scegliamo noi e quindi il cambiamento dovrà essere profondo e arrivare fino alle fondamenta dell’essere italiani.

Mi sembra comunque che la nuova stagione politica che Renzi e il PD hanno lanciato sia foriera di positivi sviluppi, almeno nel medio termine.

Bisognerà partire da una nuova consapevolezza e da una presa di responsabilità collettiva, da una nuova attenzione al bene comune e alla possibilità di una crescita felice.

A questo è dedicato il mio nuovo libro che uscirà sempre con Egea a gennaio 2015 e che si chiamerà “Crescita felice. Per una economia civile”.

Come si progetta l’interno di una casa? Materiali? Mobili? Design? Nossignore: parlando con chi la abita.

New York Interiors by Ermes Ponti

Chi progetta interni, come noi, davanti a un nuovo progetto può scegliere varie strade.

Può scegliere la strada dei pezzi di design.

Può progettare e realizzare dei mobili su misura.

Oppure può lasciare fuori dalla porta tutto questo, e sedersi a parlare con chi quella casa la abiterà.

Capire non solo le sue esigenze, ma anche i suoi gusti.

Guardarsi attorno. Cercare di capire.

Trovare le soluzioni estetiche e funzionali per quella specifica persona.

Può sembrare una banalità, ma molto (quasi tutto) di ciò che vediamo in giro è progettato e realizzato con criteri diversi, spesso standard, che non tengono minimamente in conto delle persone che abiteranno in quello spazio.

Prendiamo ad esempio la casa di una scrittrice americana, sulla 5a strada di New York, progetto svolto grazie al network Design-Apart di cui facciamo parte (per inciso, il progetto del “living showroom” sede di D-A sulla 23ma è opera nostra anche lui – case history qui).

New York Interiors by Ermes Ponti

Si trattava di un appartamento dai gusti spiccati e particolari, onestamente molto lontani dai nostri, ma non per questo disprezzabili, naturalmente.

Colori accesi, gusto etnico, materiali diversi tra loro: molte oggetti di provenienza diversa , tutti insieme, per un ambiente dalla personalità netta, espressione dei gusti eclettici della padrona di casa.

Il progetto é nato spontaneamente proprio come reinterpretazione dei suoi gusti, delle preesistenze e delle sue esigenze contenitive e funzionali.

Abbiamo selezionato per lei con pochi campioni, quelli che vedete nella foto:

  • campione 1 : un rarissimo platano frisè laccato a gomma lacca (finitura lucida naturale) dal colore rosso aranciato caldo, dal sapore quasi esotico, adatto al suo gusto etnico
  • campione 2 : un chiarissimo – quasi iridescente-  sicomoro scanalato (flûte) che ricorda le decorazioni parigine degli anni trenta del nostro collega J-E. Rulhmann
  • campione 3 : pietra grigio Sahara ( per il top) suggerita dal colore del pavimento della cucina

New York Interiors by Ermes Ponti

La scrittrice è stata entusiasta di riconoscersi nelle scelte dei suoi progettisti, venuti dall’Italia per proporle una cucina che riprenda il motivo della sua amata colonna e ha apprezzato molto la scelta di mix colori e materiali così coerenti con i suoi gusti e con le essenze, i materiali e gli oggetti d’arte del suo appartamento.

Finalmente ora può dire di avere un appartamento unico al mondo; il suo miglior ritratto!

NY Residential interiors by ermes ponti

Sembra facile, vero?

Invece, ogni volta è per noi una sorpresa scoprire che pochi, pochissimi lavorano pensando alle vere esigenze del cliente, basando il progetto su di esse.

Un metodo che – se governato dal principio, da inizio progetto – unisce il vantaggio di un lavoro “su misura” al piacere di una soluzione unica al mondo, anche per una casa di due locali.

New York Interiors by Ermes Ponti

[Gallery + video] Un nuova ala per il negozio Corneliani in via Montenapoleone, Milano

Come avete trascorso le vostre vacanze estive?
Mare o montagna?
Noi di ermesponti abbiamo scelto via Montenapoleone a Milano.
Abbiamo avuto un solo mese di tempo per fare tutti i lavori – arredamento incluso – per l’apertura della nuova ala aggiuntiva al piano terra della boutique Corneliani in Montenapoleone (piccola ma doverosa precisazione, lo Studio PoddaPontiArchitetti citato da Corneliani sul sito ufficiale siamo noi: in fondo, siamo o non siamo uno studio di architettura con una bottega artigiana?).
1-foto iniziale
L’ultima settimana di luglio abbiamo tolto gradualmente i raccordi e abbiamo demolito il muro per aprire e ingrandire lo spazio al piano terra sul lato destro dell’ingresso.
Abbiamo fatto un’indagine approfondita e in seguito iniziato la produzione dei mobili.
Nel frattempo, abbiamo organizzato i lavori sul posto: dai pavimenti ai soffitti, dall’illuminazione alle piante.
Tutto doveva essere pronto il 22 agosto per l’installazione del nostro arredo.

Non potrete mai immaginare quanto è stato difficile lavorare tutti insieme – muratori, idraulici, elettricisti e falegnami – in uno spazio così piccolo…

Ma abbiamo accettato la sfida, e sapevamo benissimo cosa fosse necessario fare.

panoramica alberto scala

Nonostante tutti i problemi del luogo – inclusa l’altezza problematica delle scale – alla fine siamo riusciti a montare tutto in modo perfetto: tutti i cavi dietro le pannellature delle pareti, i diffusori lineari dell’aria condizionata perfettamente allineati con i soffitti e con l’arredo, imponenti dettagli in legno fatti a mano sul nuovo muro con il marchio…

dettaglio

Per quanto riguarda il muro con il marchio, lo riconoscete?

Abbiamo progettato questo modello per la prima volta per la facciata del negozio ammiraglio Corneliani a Shanghai ispirandoci al celebre affresco del MantegnaCamera degli Sposi” a Palazzo Ducale di Mantova.

Dopo di che, Corneliani ha deciso di utilizzarlo nella successiva collezione invernale e presto è diventato il suo nuovo marchio anche a causa del forte legame che mostra con il patrimonio culturale di Mantova, dove ha sede la società.

Qui a Milano, è possibile trovare il brand pattern davanti alle porte d’ingresso; è costruito da cerchi d’ebano retroilluminati e bracciali di ferro fissati su una scacchiera di pannelli in pelle decorata da coulisse speciali cucite sul suo retro (prodotta dai nostri amici di Berto Salotti a tempo di record!).

Prestate particolare all’attenzione all’incredibile dettaglio della giunzione del telaio in ebano; dobbiamo ringraziare il nostro maestro falegname Alberto, e la sua cura, certosina ed amorevole!

brand wall

L’apertura era prevista per la prima settimana di settembre, ma siamo riusciti ad anticipare di quasi una settimana la consegna.

Lunedì primo settembre è lo stesso direttore creativo di Corneliani, Sergio Corneliani in persona, ad aprire le porte del suo negozio rinnovato.

E il sig. Corneliani sa perfettamente chi è l’uomo chiave a cui dare il merito dell’opera: il suo architetto di fiducia, Paolo Ponti!foto finale

[Video] Tre domande di ermes ponti a Barbara Santoro, co-autrice di “Italian Factor”.

Barbara Santoro

Abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona Barbara Santoro poche settimane fa a Roma, alla presentazione presso la Camera dei Deputati del libro che ha scritto, a quattro mani con Francesco Morace, “Italian Factor – Moltiplicare il valore di un paese”.

Mentre seguiamo già da diversi anni – sempre con grande interesse – il professor Morace, è stata una scoperta doppiamente piacevole incontrare Barbara, la sua passione imprenditoriale e la sua capacità comunicativa, profondamente umana.

Ci siamo quindi fatti avanti, e le abbiamo chiesto se avrebbe accettato di rispondere a qualche domanda per il nostro blog.

Con grande cortesia e disponibilità ha subito accettato, quindi siamo lieti di cederle la parola.

ermes ponti – Il libro Italian Factor, che hai scritto insieme a Francesco Morace,  è un’idea tua, nata da un’intuizione improvvisa, come ci hai raccontato.
Ci puoi ricordare quel momento, e da cosa è stato stimolato?

Barbara Santoro – Come tutte le intuizioni apparentemente improvvise anche questa è la sintesi di più esperienze.

La più significativa l’ho maturata emigrando in Canada all’età di sette anni.

Il momento stesso in cui la Leonardo da Vinci si staccava dal porto di Genova ho sentito di essere profondamente italiana e quando finalmente sono arrivata a Vancouver ho capito cosa significa essere straniera.

I primi tempi sono stati durissimi perché oltre al problema della lingua, essere italiani suscitava diffidenza e generava emarginazione.

Ma nel giro di pochi anni, grazie ai talenti, il coraggio e lo spirito imprenditoriale dei miei connazionali, tutto è cambiato: essere italiani è diventato motivo di orgoglio, e il bello, il buono e il ben fatto sono diventati oggetti del desiderio.

Da molti anni ormai sono tornata in Italia e, lavorando sul tema della comunicazione internazionale con imprenditori, manager e professionisti di tutti i settori, ho capito quanto sia stata preziosa la mia esperienza canadese.

Perché ho imparato che, al di là del talento individuale, la preparazione e la determinazione, ciascuno di noi può far leva sulla forza di un brand universalmente riconosciuto (il terzo più noto al mondo): il Made in Italy.

Perché noi siamo Made in Italy e dunque dotati di un vantaggio competitivo straordinario.

E allora, come valorizzare questo patrimonio?

Circa un anno fa, stavo lavorando con un imprenditore che da li a pochi giorni avrebbe dovuto affrontare in inglese una conferenza stampa.

Era nel panico non perché non conoscesse l’inglese ma perché non sapeva raccontare la sua attività, “ci vogliono almeno due giorni” mi disse.

Dopo un fiume di parole ho capito che la sua impresa “italianizza” grandi progetti edili all’estero, dotando uffici, ospedali, centri commerciali e, alberghi di materiali, rifiniture, arredi e arte “Made in Italy.
A parità di investimento per il costruttore, questi interventi ne incrementano il valore sul mercato del 30 %.

Ma come raccontarlo? Come sintetizzare il valore dell’ingegno, la bellezza, la maestria, l’innovazione, la tradizione, la cultura e il sapere di una famiglia o di un territorio?

Ho pensato che la somma di tutte queste italiche virtù avrebbe potuto costituire un vero e proprio ‘fattore’ di sviluppo ed essere sintetizzato in tre parole: The Italian Factor!

italian factorep – “The missing ingredient” è un bel punto di partenza… lo riprendo dal tuo intervento alla camera dei Deputati di Roma per chiederti: quali sono gli ingredienti che ci mancano?
E qual è la ricetta?
Infine: chi, a tuo parere, potrebbe gustarla e apprezzarla di più?

BS – Ogni azienda è un caso a sé… gli ingredienti di partenza possono variare, ma la ricetta è uguale per tutti:

1) Valorizzare chi siamo e ciò che abbiamo da offrire (The Italian Factor)

2) Acquisire con umiltà e determinazione ciò che ci manca

3) Studiare, studiare, studiare: il mercato, la concorrenza, i trend e i grandi protagonisti

4) Affrontare ad armi pari l’arena del mercato internazionale con gli strumenti e i linguaggi più efficaci, utilizzando, con altrettanta eccellenza, creatività e maestria con cui realizziamo le cose, tutte le leve della comunicazione (brand identity, country of origin heritage, narrative and storytelling) e del marketing (relazionale, culturale, mobile, web-based e social)

Nella mia esperienza con le aziende italiane riscontro che molto spesso il “missing ingredient” è proprio la capacità di valorizzare, promuovere e comunicare con sicurezza ed efficacia, anche in inglese.

E’ questo il potenziatore che, unitamente all’Italian Factor, può dare una spinta propulsiva alle persone, alle giovani imprese e al sistema Italia.

ep – Più volte hai rimarcato come il self-branding sia essenziale per le aziende italiane: da cosa cominceresti?
In generale, quali le best practice da seguire, a tuo parere?

BS – Insisto molto sul tema perché mentre il nostro “cultural heritage” l’abbiamo solo noi e non può essere acquisito o imitato, tutte le tecniche e le strategie di marketing e comunicazione si possono e si devono imparare.

Sottovalutarne l’importanza può significare consegnare i nostri brand di eccellenza nelle mani di multinazionali, esperte in marketing che sanno valorizzarne quei valori distintivi legati appunto all’Italian Factor.

Le best practice?

Esempi eccellenti tra i brand ancora italiani ce ne sono: Prada, Tod’s, Cucinelli, Ferragamo.

Ma tra quelli che sono stati invece acquisiti e riposizionati dalle multinazionali abbiamo aziende storiche come Poltrona Frau, Gucci, Fendi, Bottega Veneta, Cova e Acqua di Parma. La lista è lunghissima e leggerla fa un po’ male, ma invita a riflettere.

Le criticità nella vita di un’azienda possono essere davvero tante, da un ricambio generazionale alla rapida evoluzione delle tecnologie, dalla concorrenza dei mercati emergenti ai mutamenti socio-demografici.

Ma gli stessi fattori, se affrontati con passione imprenditoriale coraggio e l’orgoglio del lavoro ben fatto possono cambiare il destino di un’azienda, ma anche di un paese.

Ringraziamo di cuore Barbara per la sua disponibilità, oltre che per i suoi messaggi, così importanti.

Di seguito, un breve video girato proprio in occasione della giornata di presentazione di “Italian Factor” a Roma.