Da almeno 34 anni scrivo a mano; disegno a mano libera da ancor prima. Adoro la matita – il lapis come dicono a Firenze- quella di legno, da temperare e quelle colorate: conservo i trucioli in barattoli di vetro. Mi piace anche il portamina dallo 0.7 fino al 0.3 per il disegno in scala. Mi piacciono i rapidi – quanti ricordi all’università – i roller, persino le biro bic nere.
Ma le stilografiche sono le mie preferite; l’inchiostro seppia.
Adoro la carta; di tutte le grammature, a seconda degli usi dal foglio di velina al quadrettato standard fino alla carte pregiate; indimenticabili le nostre pineider fiorentine.
Il mio primo blocco schizzi serio lo comprai ad un prezzo esorbitante in vecchie lire -che ho rimosso- nella storica cartoleria Donatello in via dei servi a Firenze: dentro i miei primi pensieri architettonici a matita; i miei primi rilievi; le mie prime bozze composizione architettonica; principalmente Brunelleschi, ma poi anche Michelangelo, Alberti.
Negli anni la dimensione divenne sempre più piccola, quasi tascabile, da portare sempre con sé; in giro per mostre, biblioteche, viaggi. E la scelta della manifattura sempre più ricercata; come per esempio quelli artigianali della cartoleria Rossi di via Fernelli a Mantova o quelli con la copertina di cuoio di piazza signoria a Firenze.
Il più bello; fatto a mano dal mio Paolo; copertina di legno di ebano, rilegato con una semplice spiralina nera a contrasto.
L’ultimo è un field notes rosso regalato da amici con pacchetto di carta velina e margheritine lilla raccolte in giardino; a quadretti; meglio così disegno in scala e scrivo dritto.
Da oggi scrivo diverso senza né carta né inchiostro; scrivo il mio primo post qui con il tocco leggero del tastierino dell’iPad perfettamente proporzionato alle mie piccole mani.
È la prima pagina del nostro notes blog, ma spero di non contare mai la mia ultima pagina di carta; ha ragione field notes: “I’m not writing down to remember it later, I’m writing it down to remember it now”.
Io non scrivo dei “memento”, ma solo per ricordarmi che “scripta manent”.
E non crediate che gli scritti rimangano sulla carta; ti rimangono dentro l’invisibile collegamento mano- testa.
” ciò che non ho disegnato, non l’ho visto” . Goethe.