A Mantova, l’8 settembre, in occasione del festivaletteratura 2012, abbiamo ospitato sul palcoscenico del teatrino D’Arco, i curatori del libro “L’impresa del talento, I territori creativi delle imprese italiane” per dare voce e presenza ad un mondo -quasi sommerso- di fare impresa che non trova spazio e possibilità di esprimere il suo positivo e concreto esempio di modello imprenditoriale nei media tradizionali ( troppo impegnati ad alimentare le inutili polemiche politiche locali e nazionali o a mettere sotto i riflettori le più tristi e dolorose storie che purtroppo la cronaca quotidiana non ci fa mancare, o addirittura a rincorrere trionfi o fallimenti di star del calcio o dello spettacolo).
I curatori ci hanno raccontato come è nato questo bellissimo progetto di ricerca; Giovanni Lanzone ci ha raccontato i tempi in cui scrisse insieme a Francesco Morace il testo che ha dato origine a tutto : “ Verità e Bellezza” e di come la storia italiana del Rinascimento se riscoperta può darci – e ci sta ancora dando- delle piste da seguire per uscire vittoriosi dal labirinto di questa crisi con il filo di Arianna in mano.
Linda Gobbi ci ha parlato del modello familistico dell’azienda di eccellenza italiana – in alternativa al modello anglosassone oggi in crisi- dove la maestria artigiana o tecnica dell’uomo veniva -e viene ancora- spesso affiancata al ruolo amministrativo e gestionale femminile e dal ruolo innovativo della nuova generazione dei figli che aggiornano l’impresa familiare e la aprono alle nuove sfide del futuro.
Francesco Morace ci ha ricordato le sfide della seconda globalizzazione che in questo momento storico di “cambiamento di paradigmi” – come li definisce nel suo ultimo libro- può essere una staordinaria occasione per questa nostra piccola grande Italia; un’Italia ricca del 70% di beni artistici del mondo intero e dove l’impresa diffusa -soprattutto media e piccola- per decenni ha mantenuto e mantiene livelli di eccellenza e di reddito che ci consentono di mantenere uno degli Stati più esigenti e più dispendiosi del mondo.
Straordinario l’intervento del Cav. Carloalberto Corneliani che ha dato prova della lungimiranza della sua visione culturale e d’impresa all’interno di una società fragile come la nostra; una società bisognosa di esempi di imprenditori coraggiosi, come lui.
Chiunque si trovi a sfogliare il libro presentato, potrà riscoprire e assaporare ancor meglio, la qualità creativa di cui abbiamo parlato; attraverso la morbidezza tattile e il profumo della carta stampata, il meticoloso taglio grafico, l’eccezionale contributo della ritrattistica fotografica di Martino Lombezzi ( Contrasto) e la profondità dei saggi introduttivi degli illustri curatori sopracitati. Gli esempi riportati delle dieci aziende selezionate in questo volume fanno da corollario concreto; nomi e cognomi, volti e storie che testimoniano che è tutto vero.
Dopo Mantova, ieri, a Venezia, in occasione della biennale di architettura “Common Ground”, ospiti di “A better World”, nella bellissima location della Serra dei Giardini allestita da Raffaella Guidobono e da Alfredo von Escher , ecco ancora Linda Gobbi, Giovanni Lanzone e Francesco Morace a dialogare con Stefano Micelli ( Futuro artigiano) che ci ha parlato della difficoltà dell’Italia a riconoscere e coltivare il suo naturale ‘ecosistema’ dell’economia , prima della manifattura artigiana, poi della creatività che media ed agenda politica continuano – con miopia- a misconoscere.
E da Venezia, idealmente anche a Pordenone; d’obbligo i riferimenti al lungo sfogo -sui quotidiani nazionali in questi giorni- di Gabriele Centazzo, designer e imprenditore che ha costruito un’impresa innovativa come Valcucine dando concretezza alle sue idee di design e di sostenibilità ambientale secondo il modello -tutto italiano- dell’italian way che l’associazione The Renaissance Link descrive da anni nei 10 punti del suo Manifesto e nei 20 esempi di aziende finora selezionate.
Ma forse Centazzo ( che ha messo on line un sito per l’occasione: “rinascimento italiano”) non conosce The Renaissance Link e viceversa; un altro problema di frammentazione dell’Italia medioevale dei Comuni che disperdono le loro potenzialità di reale intervento opinionistico, di informazione, culturale, educativo e magari politico a livello nazionale.
Il Rinascimento dell’Italia unita deve ancora venire; speriamo che la peste nera descritta da Centazzo ne sia l’occasione e i valori del Manifesto di The Renaissance Link, concreta ispirazione.