Archivi del mese: June 2014
Se il tuo stagista ti procura un incarico importante alla Biennale di Venezia: grazie Eugenio!
Qualche mese fa abbiamo ricevuto una email dal giovane architetto Eugenio Squassabia.
Eugenio ha fatto uno stage l’anno scorso presso il nostro laboratorio, e ora lavora per lo studio di architetti tedeschi “Ciriacidis Lehrerer architecten” con sede a Zurigo.
Nel suo messaggio, Eugenio ci comunicava che gli architetti titolari del suo studio stavano cercando un partner per la realizzazione del Padiglione Tedesco alla Biennale di Architettura di Venezia, diretta da Rem Koolhas.
Eccoci! abbiamo risposto.
Dopo poco ci siamo incontrati, qui a Mantova, per conoscerci e presentare loro la nostra azienda.
In quell’occasione ci hanno raccontato le loro idee sul progetto, ed abbiamo visto insieme i disegni e le immagini degli interni da realizzare.
Il progetto ci è piaciuto moltissimo da subito.
Abbiamo anche parlato a lungo di architettura, scoprendo di avere forti affinità.
In comune, ad esempio, abbiamo l’ammirazione per Adolf Loos, uno dei maestri del Movimento Moderno: entrambi apprezziamo il suo concetto di “raumplan” e lo applichiamo nei nostri progetti.
Tutto questo, in un certo senso, ci è sembrato la perfetta concretizzazione del concetto di “Common Ground”, il tema di David Chipperfield per la scorsa Biennale.
Dopo alcuni mesi di intenso lavoro, prima a Mantova e poi a Venezia, in occasione della recente inaugurazione, abbiamo potuto vedere di persona l’ottimo risultato di insieme del progetto, davvero armonico in tutte le sue parti (nelle immagini di accompagnamento di questo post, alcuni scorci).
Grande soddisfazione, quindi, per l’esito della collaborazione, anche visto l’eccellente giudizio generale… pensate che il Padiglione Tedesco è stato giudicato dall’autorevole quotidiano britannico “The Guardian” tra i 10 migliori di questa edizione.
Siamo davvero contenti – e anche un po’ orgogliosi – di questa collaborazione con Savvas Ciriacidis e Alex Lehnerer, e ringraziamo ancora una volta Eugenio per aver creato questo contatto, che ci ha permesso una realizzazione così importante.
L’inaugurazione del padiglione tedesco alla 14a Biennale di Architettura: impressioni a caldo.
Venerdì siamo stati al Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia: ci siamo arrivati un po’ in ritardo, ma in tempo per l’apertura.
Non ci siamo mai sentiti così orgogliosi per un lavoro realizzato.
Il nostro cliente lo ha apprezzato così tanto da menzionare ermesponti anche durante il discorso di apertura: incredibile!
Mai un cliente ci ha dato un tale riconoscimento.
Nemmeno per incarichi più importanti.
Abbiamo davvero apprezzato la possibilità di lavorare con questi professionisti.
Fin dal nostro primo incontro, abbiamo sentito una forte affinità.
Dubbio: siamo forse noi di ermesponti un po’ tedeschi?
O sono gli architetti Ciriacidis & Leherner ad essere un po’ italiani?
Niente di tutto questo.
Abbiamo solo le stesse, profonde radici nel patrimonio culturale della storia dell’architettura occidentale… tutto qui.
Abbiamo trovato un fattore comune molto importante: a entrambi piace fare il proprio lavoro al meglio.
Ce ne prendiamo cura. In tutto quello che facciamo, cerchiamo la perfezione.
Se andrete a Venezia nei prossimi mesi, vi prego di dare un’occhiata al padiglione tedesco.
Per quello che mi riguarda, c’è una particolarità che lo rende diverso da ogni altro padiglione nazionale della Biennale Architettura…
Tutti i padiglioni nazionali – ovviamente – hanno come tema l’architettura, ma ne parlano semplicemente.
Il padiglione tedesco è realmente architettura!
Due costruzioni in una: ognuna con la propria identità e stile da confrontare con l’altra.
Una realizzazione di grande carattere, che non ha bisogno di commenti critici, testi ausiliari, didascalia informative: ogni visitatore percepisce molto bene la realtà architettonica del luogo.
Ad essere onesti, questo è il vero motivo per cui ci siamo letteralmente innamorati di questo progetto.
Crediamo che l’architettura significhi vivere lo spazio d’interni; dalla sensazione generale dello spazio principale, fino all’ultimo dettaglio.
La nostra azienda si chiama come quest’uomo. Intervista ad Ermes Ponti.
Iniziamo oggi un dialogo con il sig. Ermes Ponti, che dà il nome alla nostra azienda.
La sua figura discreta è sempre presente, più con le azioni che con le parole, e il suo lavoro continua ad essere di esempio per tutti, in particolar modo per i giovani.
Per chi come noi lavora in ambito manifatturiero, la figura delle generazioni che hanno aperto la strada alle nostre attività sono un riferimento costante: sia per le abilità tecniche sia per lo spirito del “fare impresa”, aspetti alla base del nostro lavoro quotidiano.
Ma lasciamo la parola al sig. Ermes.
– Sig. Ermes, come inizia l’attività dell’azienda Ermes Ponti?
Ermes Ponti – La storia della nostra Azienda inizia sulle rive del Po, a san Giacomo Po, un piccolo paese a sud di Mantova.
Alla fine degli anni ’30, mio padre comprò le prime macchine necessarie ad avviare l’attività di falegnameria; la leggenda famigliare racconta che andò a Milano in bicicletta e quando i camion arrivarono scese in piazza tutto il paese… tutti credevano che fossero arrivate le nuove campane per la chiesa!
Iniziammo così la nostra attività, come falegnami.
– Come si sviluppò negli anni successivi?
Ermes Ponti – Superato il periodo bellico, dopo alcuni anni, l’azienda si trasferì qui a san Biagio, nei locali di un’ex centrale elettrica dismessa; a quel punti eravamo già diventati una realtà industriale riconosciuta… facevamo arredi ” moderni”, mai visti da queste parti.
Nel ’57 siamo stati i primi in Italia a mettere a punto la vernice al poliestere sui mobili partendo da un cofano d’auto mostratoci da un rappresentante; il 12 Aprile, ricordo ancora la data, la proponemmo con gran successo alla Fiera Campionaria di Milano e per molti anni abbiamo lavorato per progetti relativi a questo nuovo tipo di vernice al poliestere, che è ancora molto usata.
Si arrivò così agli anni ’60, fu in quel periodo che io entrai in azienda.
In quel periodo decidemmo di chiamare un grande architetto che potesse disegnare per noi delle nuove collezioni; io e mia moglie Gabriella – la sedia Gabriella è appunto dedicata a lei – scrivemmo una lettera a Gio Ponti, con il quale iniziammo ben presto una lunga collaborazione.
Per noi Gio Ponti disegnò una collezione completa di arredi basati su un concetto innovativo di casa : la serie Apta.
Periodo indimenticabile; Gio Ponti è stato per me un vero e proprio maestro di vita.
– In che periodo la sede assunse la configurazione attuale?
Ermes Ponti – Fu negli anni ’70, quando ampliammo i locali e costruimmo il nuovo laboratorio (quello attuale con copertura a shed oggi integrata con un nuovo impianto a pannelli solari) e acquisimmo commesse importanti; principalmente grandi strutture alberghiere e ville private.
– Quali sono i marchi più importanti per cui lavoravate in quegli anni?
Ermes Ponti – Collaboravamo con molti, realizzando pezzi di alta ebanisteria disegnati dagli architetti più famosi di quegli anni, un nome su tutti: Driade.
– Vi specializzaste quindi nel design?
In realtà no, la nostra specializzazione era… il lavoro fatto bene.
Arrivò quindi anche, nella prima metà degli anni ‘90, il mondo della moda con la produzione della boutique di Corneliani in Monte Napoleone, a Milano.
Dopo l’ingresso in azienda di mio figlio Paolo e di sua moglie Daniela, entrambi laureati a Firenze in architettura, Corneliani ci propose i primi incarichi di progettazione integrata; una prima piccola showroom a Parigi, poi una prima boutique in Russia e così via.. fino ad affidarci lo studio dell’intero progetto di New Bond Street a Londra e poi quello di Monte Napoleone a Milano. Ad oggi abbiamo progettato e realizzato per loro una cinquantina di negozi; forse di più…
[sfoglia portfolio aziendale…]
– Quali sono gli impegni principali degli anni recenti?
Negli ultimi dieci anni abbiamo lavorato principalmente nel mondo della moda; abbiamo progettato e realizzato grandi boutique monomarca e multimarca, in tutto il mondo.
La gestione integrale di tutto il processo – dalla prima idea progettuale alla realizzazione chiavi in mano del negozio- garantisce al cliente una consistente riduzione dei tempi e dei costi e l’ottimizzazione dei risultati in termini di:
- funzionalità
- estetica architettonica
- qualità artigianale degli arredi.( ripresa disegni, campioni etc..)
Grazie a questo nuovo metodo” integrato” di progettazione e produzione abbiamo acquisito clienti importanti nel mondo del retail di lusso e della nautica d’eccellenza.
– Tutti dicono che la crisi ha colpito duramente la nautica…
Ermes Ponti – Infatti è così, ma paradossalmente proprio le difficoltà portate dalla crisi hanno portato molti a rivolgersi alla nostra azienda.
Quando siamo entrati noi in questo settore, qualche anno fa, il settore era già in difficoltà… ma grazie al nostro metodo di lavoro siamo riusciti – ad esempio – a dimezzare i tempi di consegna di un 94 piedi, migliorarando i disegni esecutivi e la fase di installazione in cantiere.
– La crisi come opportunità di crescita, quindi?
Ermes Ponti – La crisi economica attuale a noi ha insegnato molto.
Ci ha chiesto un’evoluzione; diminuire i costi e i tempi, aumentare la qualità.
Da dieci anni mio figlio Paolo lavora in questa direzione, mettendo a frutto vari aspetti, tutti ugualmente importanti: la sua cultura architettonica, la sua intelligenza pratica e organizzativa, la passione per il proprio lavoro, l’amore per le cose ben fatte, la dedizione per la propria gente, il sacrificio quotidiano.
A mio avviso, sono questi i valori della “piccola” impresa italiana che hanno fatto “grande” il Made in Italy.
Personalmente credo che siano ancora molto attuali, e forse la crisi ha fatto sì che li riscoprissimo.
“La Casa del Cancelliere di Bonn da oggi alla Biennale di Venezia… anche grazie a ermesponti.” di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis.
Gli architetti incaricati del progetto del padiglione Germania alla Biennale di Venezia parlano di come hanno incontrato la nostra società e il modo in cui si è svolta la collaborazione tra di noi .
Grazie per il vostro post , Alex e Savvas!
ERMES PONTI : UNA COLLABORAZIONE PREZIOSA PER IL PADIGLIONE TEDESCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA .
Di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis .
Siamo stati molto fortunati a poter lavorare con ermesponti sul progetto “Casa del Cancelliere di Bonn” del Padiglione tedesco alla 14 ° Biennale di Architettura Internazionale 2014.
All’inizio eravamo molto preoccupati per come avremmo ricostruito la Casa del Cancelliere di Bonn, datata 1964, a Venezia .
Poi, per caso, abbiamo incontrato Daniela e Paolo dI ermesponti.
Un nostro amico e collaboratore italiano, Eugenio Squassabia di Mantova, ce li ha raccomandati poichè anni fa aveva lavorato con loro.
Avevamo già sentito parlare molto della squisita manifattura delle aziende del Nord Italia, ma mai avremmo immaginato quale tipo di entusiasmo e precisione c’è nel loro lavoro, se non dopo aver incontrato ermesponti.
Daniela e Paolo si sono subito recati a Bonn in prima persona per verificare l’ “originale” e per valutare da vicino tutti i dettagli dei mobili in legno della casa da riprodurre a Venezia – fino alle serrature di ottone delle ante dell’armadio, che si vedono nel disegno.
Un’analisi che assomigliava quasi a un progetto archeologico nel recente passato di Bonn!
Il padre di Paolo si è poi recato a Milano per prendere il tipo di impiallacciatura esatta per gli armadi a muro della casa di Bonn.
Il risultato è stupefacente .
Sono stati impiegati così tanta cura e tanto amore per la realizzazione che ci sentiamo quasi in colpa che tra sei mesi di Biennale il tutto debba scomparire di nuovo .
Prima di questa scadenza, dovrete andare a vedere il padiglione di persona e verificare con quanta precisione ermesponti ha realizzato i mobili del Padiglione .
Abbiamo anche iniziato a dire alla gente presente: ” Se volete vedere come diventerà tutto ciò tra 50 anni, andate a Bonn!”
Ma forse si dovrebbe anche andare a Mantova e dare un’occhiata al laboratorio di ermesponti e ascoltare attentamente Paolo per capire con quanta cura scelgono e compongono a mano ogni pezzo di impiallacciatura per ottenere il taglio di legno giusto per ogni singolo progetto .
E ‘ sorprendente e stimolante avere ancora professionisti che al giorno d’oggi si preoccupano così tanto del loro lavoro.