Come si progetta l’interno di una casa? Materiali? Mobili? Design? Nossignore: parlando con chi la abita.

New York Interiors by Ermes Ponti

Chi progetta interni, come noi, davanti a un nuovo progetto può scegliere varie strade.

Può scegliere la strada dei pezzi di design.

Può progettare e realizzare dei mobili su misura.

Oppure può lasciare fuori dalla porta tutto questo, e sedersi a parlare con chi quella casa la abiterà.

Capire non solo le sue esigenze, ma anche i suoi gusti.

Guardarsi attorno. Cercare di capire.

Trovare le soluzioni estetiche e funzionali per quella specifica persona.

Può sembrare una banalità, ma molto (quasi tutto) di ciò che vediamo in giro è progettato e realizzato con criteri diversi, spesso standard, che non tengono minimamente in conto delle persone che abiteranno in quello spazio.

Prendiamo ad esempio la casa di una scrittrice americana, sulla 5a strada di New York, progetto svolto grazie al network Design-Apart di cui facciamo parte (per inciso, il progetto del “living showroom” sede di D-A sulla 23ma è opera nostra anche lui – case history qui).

New York Interiors by Ermes Ponti

Si trattava di un appartamento dai gusti spiccati e particolari, onestamente molto lontani dai nostri, ma non per questo disprezzabili, naturalmente.

Colori accesi, gusto etnico, materiali diversi tra loro: molte oggetti di provenienza diversa , tutti insieme, per un ambiente dalla personalità netta, espressione dei gusti eclettici della padrona di casa.

Il progetto é nato spontaneamente proprio come reinterpretazione dei suoi gusti, delle preesistenze e delle sue esigenze contenitive e funzionali.

Abbiamo selezionato per lei con pochi campioni, quelli che vedete nella foto:

  • campione 1 : un rarissimo platano frisè laccato a gomma lacca (finitura lucida naturale) dal colore rosso aranciato caldo, dal sapore quasi esotico, adatto al suo gusto etnico
  • campione 2 : un chiarissimo – quasi iridescente-  sicomoro scanalato (flûte) che ricorda le decorazioni parigine degli anni trenta del nostro collega J-E. Rulhmann
  • campione 3 : pietra grigio Sahara ( per il top) suggerita dal colore del pavimento della cucina

New York Interiors by Ermes Ponti

La scrittrice è stata entusiasta di riconoscersi nelle scelte dei suoi progettisti, venuti dall’Italia per proporle una cucina che riprenda il motivo della sua amata colonna e ha apprezzato molto la scelta di mix colori e materiali così coerenti con i suoi gusti e con le essenze, i materiali e gli oggetti d’arte del suo appartamento.

Finalmente ora può dire di avere un appartamento unico al mondo; il suo miglior ritratto!

NY Residential interiors by ermes ponti

Sembra facile, vero?

Invece, ogni volta è per noi una sorpresa scoprire che pochi, pochissimi lavorano pensando alle vere esigenze del cliente, basando il progetto su di esse.

Un metodo che – se governato dal principio, da inizio progetto – unisce il vantaggio di un lavoro “su misura” al piacere di una soluzione unica al mondo, anche per una casa di due locali.

New York Interiors by Ermes Ponti

[Gallery + video] Un nuova ala per il negozio Corneliani in via Montenapoleone, Milano

Come avete trascorso le vostre vacanze estive?
Mare o montagna?
Noi di ermesponti abbiamo scelto via Montenapoleone a Milano.
Abbiamo avuto un solo mese di tempo per fare tutti i lavori – arredamento incluso – per l’apertura della nuova ala aggiuntiva al piano terra della boutique Corneliani in Montenapoleone (piccola ma doverosa precisazione, lo Studio PoddaPontiArchitetti citato da Corneliani sul sito ufficiale siamo noi: in fondo, siamo o non siamo uno studio di architettura con una bottega artigiana?).
1-foto iniziale
L’ultima settimana di luglio abbiamo tolto gradualmente i raccordi e abbiamo demolito il muro per aprire e ingrandire lo spazio al piano terra sul lato destro dell’ingresso.
Abbiamo fatto un’indagine approfondita e in seguito iniziato la produzione dei mobili.
Nel frattempo, abbiamo organizzato i lavori sul posto: dai pavimenti ai soffitti, dall’illuminazione alle piante.
Tutto doveva essere pronto il 22 agosto per l’installazione del nostro arredo.

Non potrete mai immaginare quanto è stato difficile lavorare tutti insieme – muratori, idraulici, elettricisti e falegnami – in uno spazio così piccolo…

Ma abbiamo accettato la sfida, e sapevamo benissimo cosa fosse necessario fare.

panoramica alberto scala

Nonostante tutti i problemi del luogo – inclusa l’altezza problematica delle scale – alla fine siamo riusciti a montare tutto in modo perfetto: tutti i cavi dietro le pannellature delle pareti, i diffusori lineari dell’aria condizionata perfettamente allineati con i soffitti e con l’arredo, imponenti dettagli in legno fatti a mano sul nuovo muro con il marchio…

dettaglio

Per quanto riguarda il muro con il marchio, lo riconoscete?

Abbiamo progettato questo modello per la prima volta per la facciata del negozio ammiraglio Corneliani a Shanghai ispirandoci al celebre affresco del MantegnaCamera degli Sposi” a Palazzo Ducale di Mantova.

Dopo di che, Corneliani ha deciso di utilizzarlo nella successiva collezione invernale e presto è diventato il suo nuovo marchio anche a causa del forte legame che mostra con il patrimonio culturale di Mantova, dove ha sede la società.

Qui a Milano, è possibile trovare il brand pattern davanti alle porte d’ingresso; è costruito da cerchi d’ebano retroilluminati e bracciali di ferro fissati su una scacchiera di pannelli in pelle decorata da coulisse speciali cucite sul suo retro (prodotta dai nostri amici di Berto Salotti a tempo di record!).

Prestate particolare all’attenzione all’incredibile dettaglio della giunzione del telaio in ebano; dobbiamo ringraziare il nostro maestro falegname Alberto, e la sua cura, certosina ed amorevole!

brand wall

L’apertura era prevista per la prima settimana di settembre, ma siamo riusciti ad anticipare di quasi una settimana la consegna.

Lunedì primo settembre è lo stesso direttore creativo di Corneliani, Sergio Corneliani in persona, ad aprire le porte del suo negozio rinnovato.

E il sig. Corneliani sa perfettamente chi è l’uomo chiave a cui dare il merito dell’opera: il suo architetto di fiducia, Paolo Ponti!foto finale

[Video] Tre domande di ermes ponti a Barbara Santoro, co-autrice di “Italian Factor”.

Barbara Santoro

Abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona Barbara Santoro poche settimane fa a Roma, alla presentazione presso la Camera dei Deputati del libro che ha scritto, a quattro mani con Francesco Morace, “Italian Factor – Moltiplicare il valore di un paese”.

Mentre seguiamo già da diversi anni – sempre con grande interesse – il professor Morace, è stata una scoperta doppiamente piacevole incontrare Barbara, la sua passione imprenditoriale e la sua capacità comunicativa, profondamente umana.

Ci siamo quindi fatti avanti, e le abbiamo chiesto se avrebbe accettato di rispondere a qualche domanda per il nostro blog.

Con grande cortesia e disponibilità ha subito accettato, quindi siamo lieti di cederle la parola.

ermes ponti – Il libro Italian Factor, che hai scritto insieme a Francesco Morace,  è un’idea tua, nata da un’intuizione improvvisa, come ci hai raccontato.
Ci puoi ricordare quel momento, e da cosa è stato stimolato?

Barbara Santoro – Come tutte le intuizioni apparentemente improvvise anche questa è la sintesi di più esperienze.

La più significativa l’ho maturata emigrando in Canada all’età di sette anni.

Il momento stesso in cui la Leonardo da Vinci si staccava dal porto di Genova ho sentito di essere profondamente italiana e quando finalmente sono arrivata a Vancouver ho capito cosa significa essere straniera.

I primi tempi sono stati durissimi perché oltre al problema della lingua, essere italiani suscitava diffidenza e generava emarginazione.

Ma nel giro di pochi anni, grazie ai talenti, il coraggio e lo spirito imprenditoriale dei miei connazionali, tutto è cambiato: essere italiani è diventato motivo di orgoglio, e il bello, il buono e il ben fatto sono diventati oggetti del desiderio.

Da molti anni ormai sono tornata in Italia e, lavorando sul tema della comunicazione internazionale con imprenditori, manager e professionisti di tutti i settori, ho capito quanto sia stata preziosa la mia esperienza canadese.

Perché ho imparato che, al di là del talento individuale, la preparazione e la determinazione, ciascuno di noi può far leva sulla forza di un brand universalmente riconosciuto (il terzo più noto al mondo): il Made in Italy.

Perché noi siamo Made in Italy e dunque dotati di un vantaggio competitivo straordinario.

E allora, come valorizzare questo patrimonio?

Circa un anno fa, stavo lavorando con un imprenditore che da li a pochi giorni avrebbe dovuto affrontare in inglese una conferenza stampa.

Era nel panico non perché non conoscesse l’inglese ma perché non sapeva raccontare la sua attività, “ci vogliono almeno due giorni” mi disse.

Dopo un fiume di parole ho capito che la sua impresa “italianizza” grandi progetti edili all’estero, dotando uffici, ospedali, centri commerciali e, alberghi di materiali, rifiniture, arredi e arte “Made in Italy.
A parità di investimento per il costruttore, questi interventi ne incrementano il valore sul mercato del 30 %.

Ma come raccontarlo? Come sintetizzare il valore dell’ingegno, la bellezza, la maestria, l’innovazione, la tradizione, la cultura e il sapere di una famiglia o di un territorio?

Ho pensato che la somma di tutte queste italiche virtù avrebbe potuto costituire un vero e proprio ‘fattore’ di sviluppo ed essere sintetizzato in tre parole: The Italian Factor!

italian factorep – “The missing ingredient” è un bel punto di partenza… lo riprendo dal tuo intervento alla camera dei Deputati di Roma per chiederti: quali sono gli ingredienti che ci mancano?
E qual è la ricetta?
Infine: chi, a tuo parere, potrebbe gustarla e apprezzarla di più?

BS – Ogni azienda è un caso a sé… gli ingredienti di partenza possono variare, ma la ricetta è uguale per tutti:

1) Valorizzare chi siamo e ciò che abbiamo da offrire (The Italian Factor)

2) Acquisire con umiltà e determinazione ciò che ci manca

3) Studiare, studiare, studiare: il mercato, la concorrenza, i trend e i grandi protagonisti

4) Affrontare ad armi pari l’arena del mercato internazionale con gli strumenti e i linguaggi più efficaci, utilizzando, con altrettanta eccellenza, creatività e maestria con cui realizziamo le cose, tutte le leve della comunicazione (brand identity, country of origin heritage, narrative and storytelling) e del marketing (relazionale, culturale, mobile, web-based e social)

Nella mia esperienza con le aziende italiane riscontro che molto spesso il “missing ingredient” è proprio la capacità di valorizzare, promuovere e comunicare con sicurezza ed efficacia, anche in inglese.

E’ questo il potenziatore che, unitamente all’Italian Factor, può dare una spinta propulsiva alle persone, alle giovani imprese e al sistema Italia.

ep – Più volte hai rimarcato come il self-branding sia essenziale per le aziende italiane: da cosa cominceresti?
In generale, quali le best practice da seguire, a tuo parere?

BS – Insisto molto sul tema perché mentre il nostro “cultural heritage” l’abbiamo solo noi e non può essere acquisito o imitato, tutte le tecniche e le strategie di marketing e comunicazione si possono e si devono imparare.

Sottovalutarne l’importanza può significare consegnare i nostri brand di eccellenza nelle mani di multinazionali, esperte in marketing che sanno valorizzarne quei valori distintivi legati appunto all’Italian Factor.

Le best practice?

Esempi eccellenti tra i brand ancora italiani ce ne sono: Prada, Tod’s, Cucinelli, Ferragamo.

Ma tra quelli che sono stati invece acquisiti e riposizionati dalle multinazionali abbiamo aziende storiche come Poltrona Frau, Gucci, Fendi, Bottega Veneta, Cova e Acqua di Parma. La lista è lunghissima e leggerla fa un po’ male, ma invita a riflettere.

Le criticità nella vita di un’azienda possono essere davvero tante, da un ricambio generazionale alla rapida evoluzione delle tecnologie, dalla concorrenza dei mercati emergenti ai mutamenti socio-demografici.

Ma gli stessi fattori, se affrontati con passione imprenditoriale coraggio e l’orgoglio del lavoro ben fatto possono cambiare il destino di un’azienda, ma anche di un paese.

Ringraziamo di cuore Barbara per la sua disponibilità, oltre che per i suoi messaggi, così importanti.

Di seguito, un breve video girato proprio in occasione della giornata di presentazione di “Italian Factor” a Roma.