Era il sedicesimo secolo, quando qualcuno fece un ritratto di un mestiere artigiano, nobilitato dall’arte del ritratto non meno che dal vestito elegante del soggetto.
Per noi questo quadro rappresenta la nobiltà del mestiere dell’artigiano.
Ci viene in mente Adolf Loos che nelle più belle sartorie di moda viennesi di inizio secolo faceva collocare una copia di questo dipinto (vedi qui sotto l’area di attesa con camino presso il bovindo della Sartoria Goldman & Salatsch, sulla Michaelerplatz, Vienna, 1909 circa).
Facendo un salto nel tempo, nella cultura e nello spazio, tutto questo è stato interpretato da noi di Ermesponti all’interno di un negozio di via Montenapoleone a Milano, con un’opera dello scultore mantovano Nicola Biondani, appunto un sarto.
Si tratta di un bassorilievo realizzato appositamente per il negozio Corneliani di Montenapoleone. Abbiamo voluto fortemente quest’opera come rappresentativa dell’identità del brand mantovano e della nostra cultura italiana sartoriale ed artigianale insieme.
Il sarto di Biondani si ispira a quello di Moroni come a un riferimento diretto, una declinazione in forma scultorea portata ai nostri giorni – è infatti vestito con abiti contemporanei – ma vuole affermare la stessa cosa: la nobiltà di questo mestiere.
. Eccoci qui: è di nuovo Natale. Succede una volta all’anno. Ma è solo una questione di vacanze, auguri o regali? Il nostro Natale qui in Europa è ancora autentico e credibile?
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Quest’anno con l’intenzione di farvi un regalo più vero e degli auguri più sinceri ci viene da chiederci qual è il vero significato del Natale al giorno d’oggi. Forse il senso del Natale è molto più semplice di quanto si possa immaginare; è il figlio di Dio che é venuto sulla terra per noi, qui con noi (Emanuel significa “Dio con Noi”). C’è solo un Dio (comunque lo si voglia chiamare o negare) e suo figlio è venuto qui per dirci che siamo tutti fratelli e sorelle, figli dello stresso Padre. Il messaggio del Natale è solo questo!
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Ma se davvero credessimo fino in fondo in questo semplice messaggio, allora sì che il nuovo anno sarebbe davvero nuovo e felice. Non solo un nuovo numero progressivo sul nostro calendario. A ben pensarci questa nuova regola potrebbe governare il mondo intero: se pensiamo ad ogni uomo come a un nostro fratello, potremmo iniziare a comportarci con lui come vorremmo che lui si comportasse con noi (questa è “La regola d’oro” dell’umanità.).
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Vi auguriamo un nuovo tipo di Natale quest’anno e – di conseguenza – un anno davvero nuovo. Se solo ognuno di noi fosse capace di vivere in pace con il proprio prossimo, non ci sarebbe più nessun tipo di guerra. Possiamo farcela, dipende da ciascuno di noi. Sono passati già più di duemila anni: cosa stiamo aspettando? Iniziamo adesso.
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Immagine: “Cena a Emmaus”, 1601 Michelangelo Merisi da Caravaggio National Gallery, London
Ho trovato per caso, navigando online, il video del discorso che tenne per l’occasione. L’impressione che mi ha dato, fortissima, è quella di un approccio all’architettura in cui noi di Ermesponti ci riconosciamo completamente, al punto che… questo post mi è nato di getto. Ma prima vediamoci il video.
Il background
. Peter Zumthor è figlio di un falegname – come Paolo Ponti, ed è forse per questo che sono entrambi così pragmatici, ed amano i materiali più delle forme. Sono entrambi architetti, per formazione e per professione, ma nel loro sangue scorre comunque un qualcosa che ha a che vedere con il lavoro delle mani. Zumthor ammette di non preoccuparsi più di tanto della Bellezza (intendo l’astratta, concettuale Bellezza architettonica), mentre il suo lavoro si focalizza principalmente sul “creare uno spazio giusto per la sua funzione”. Esattamente ciò che è sempre stato il nostro focus principale, con PoddaPonti Architetti. Dovremmo forse dire che la funzione viene sempre prima, e la bellezza segue? (Le regole di Vitruvio sono incentrate su questo: Utilitas/Funzione + Firmitas/Stabilità = Venustas/ Bellezza).
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Il progetto
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Uno dei sogni di Zumthor è progettare “una casa senza forma”. Egli imposta sempre un progetto partendo dal luogo (Genius Loci) e dalle richieste specifiche della committenza (brief). Questo è esattamente ciò che facciamo da PoddaPonti Architetti e da Ermesponti. Ogni progetto è sempre specifico per “quel” luogo (appunto, non dimentichiamo mai la lezione del Genius Loci) e pensato fin da subito su misura delle esigenze di “quel” cliente.
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Il processo
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Zumthor definisce il suo approccio all’intero progetto “processo olistico” – ottima espressione! Noi non siamo così orientati alle verbalizzazioni efficaci, ma il concetto che ci guida è lo stesso. Secondo la nostra tradizione culturale, preferiamo definirlo “end-to-end process“. In effetti, il background culturale italiano di riferimento è la Bottega dell’artigiano rinascimentale, con la teoria dell’architettura descritta da Leon Battista Alberti, ancor oggi insuperata (perfino il più grande imprenditore del nostro tempo, Steve Jobs, ha fondato la propria impresa su queste idee).
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Il cliente.
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Zumthor dichiara:
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…se qualcuno mai volesse uno “Zumthor building”, non sarebbe certo un mio cliente! Se qualcuno volesse un edificio ben fatto, questo sì che sarebbe il mio cliente!
Aggiunge poi:
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Io non sono un “brand”
Non abbiamo il privilegio che immaginiamo abbia Peter Zumthor di selezionare o magari perfino rifiutare i clienti, ma siamo comunque piuttosto fortunati: i nostri clienti scelgono Ermesponti per la medesima ragione, la qualità elevata. Se desiderano degli interni progettati su misura, realizzati su misura, totalmente personalizzati… chiamano noi!
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Lo scopo
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Il titolo dell’intervento alla conferenza era “Presence in architecture” e questo tema sembra coinvolgere profondamente Zumthor. Noi concordiamo. Crediamo che l’architettura riguardi la creazione di un “senso di spazio”, di spazio d’interni, qualcosa in grado di dare un’immediata impressione di qualcuno che vi cammini. Naturalmente non abbiamo gli stessi prestigiosi incarichi dell’architetto svizzero, ma anche noi – come lui – cerchiamo sempre la “presenza” nei nostri piccoli progetti. Potremmo chiamarla la “quinta dimensione”. Zumthor parla dello scopo dell’esperienza dell’architettura, che paragona all’esperienza della musica. C’è una relazione storica tra l’armonia di queste due sfere. E non potremmo essere più d’accordo.
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Infine, Zumthor compara la “presenza in architettura” con quella che si può avere in un panorama. E termina il suo intervento con queste parole:
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Sapete cosa intendo. Avete una sensazione. Voi siete nel mondo, siete parte del mondo, e c’è qualcosa di più grande di voi.
Perfetto, per le persone creative! Realizziamo architettura, arte o musica, ma il mondo è più grande di noi. Inventiamo, usando le mani e la mente, secondo la nostra tradizione culturale. Con un senso di umiltà potremmo dire…
Navigando in rete, abbiamo incontrato il progetto”Living Architecture – Holidays in Modern Architecture“, che propone – in sostanza – la possibilità di affittare una casa disegnata da un’Archistar per la soddisfazione di poter trascorrere alcune giornate all’interno di una residenza dal “design firmato”. Ci piace considerare questa idea da un punto di vista diverso. Alain De Botton ha pubblicato un libro intitolato “The Architecture of Happiness” (Ndr: il famoso filosofo è uno dei fondatori del progetto Living Architecture). Il punto di vista di De Botton è che la qualità dell’architettura in cui viviamo ha una profonda influenza sulla qualità delle nostre vite. Questa, in sintesi, la tesi del libro.
Questo concetto riguarda l’esistenza di ognuno di noi, nella sua prospettiva più ampia, e va ovviamente oltre l’idea di “vacanza” che ci si può prendere, per un periodo limitato, in un luogo che non ci appartiene, e a cui non apparteniamo. Da qui, si arriva subito all’approccio che abbiamo definito “Design-by vs Disegnato solo per te”. C’è un modo di concepire la qualità del design d’interni dove il valore non è definito dalla firma di un famoso personaggio, ma come una reale espressione della personalità di chi vive in quel luogo.
In una prospettiva storica, l’architettura è qualcosa di anonimo, che trae senso e funzione dall’uso quotidiano da parte delle persone per le quali è stata progettata.
Noi di Ermesponti bespoke interiors crediamo nei progetti realizzati in modo sartoriale come quelli di Living Architecture, ma siamo focalizzati soprattutto sulla personalità del cliente. Le nostre realizzazioni sono al mille per cento su misura delle sue precise e personali esigenze del cliente. Il nostro obiettivo è sempre, invariabilmente, un progetto di design sartoriale.
Ogni progetto deve riflettere al 100% la personalità del cliente, e lo fa attraverso la progettazione dell’architetto e la realizzazione dell’artigiano. Il nostro team lavora insieme per tutto lo svolgimento dell’incarico – dal foglio bianco alla consegna chiavi in mano – e questo ci permette di garantire l’eccellenza di ogni risultato. Lavorando in questo modo, l’architetto “tira fuori” dal cliente la sua idea di casa, e realizza concretamente questo sogno. Leon Battista Alberti – autore di quella che è considerata da molti la Bibbia dell’Architettura – diceva: “L’Architetto è la madre di una costruzione, ma il cliente ne è il padre”.
Ci piace molto l’idea di una “Living Architecture” come esperienza all’interno di un’architettura firmata da un’Archistar. A un livello diverso, se vogliamo più profondo, perché non valutare la possibilità di qualcosa di più di un semplice soggiorno breve nella casa di qualcun altro? Perché non provare a vivere – continuativamente – in un ambiente disegnato e realizzato solo e apposta per sè, godendo appieno, ogni singolo giorno, i benefici di un’architettura a propria immagine, grazie a Ermesponti bespoke interiors? Chi ha provato questa strada tocca quotidianamente con mano i benefici di un approccio 100% persoinalizzato e ne conosce molto bene l’alta qualità di vita che ne deriva!
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