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Alcuni anni fa, Peter Zumthor è stato insignito della Medaglia d’oro del RIBA – Royal Institute of British Architects: il premio più prestigioso dell’architettura britannica.
Ho trovato per caso, navigando online, il video del discorso che tenne per l’occasione. L’impressione che mi ha dato, fortissima, è quella di un approccio all’architettura in cui noi di Ermesponti ci riconosciamo completamente, al punto che… questo post mi è nato di getto. Ma prima vediamoci il video.
Il background
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Peter Zumthor è figlio di un falegname – come Paolo Ponti, ed è forse per questo che sono entrambi così pragmatici, ed amano i materiali più delle forme. Sono entrambi architetti, per formazione e per professione, ma nel loro sangue scorre comunque un qualcosa che ha a che vedere con il lavoro delle mani. Zumthor ammette di non preoccuparsi più di tanto della Bellezza (intendo l’astratta, concettuale Bellezza architettonica), mentre il suo lavoro si focalizza principalmente sul “creare uno spazio giusto per la sua funzione”. Esattamente ciò che è sempre stato il nostro focus principale, con PoddaPonti Architetti. Dovremmo forse dire che la funzione viene sempre prima, e la bellezza segue? (Le regole di Vitruvio sono incentrate su questo: Utilitas/Funzione + Firmitas/Stabilità = Venustas/ Bellezza).
Peter Zumthor è figlio di un falegname – come Paolo Ponti, ed è forse per questo che sono entrambi così pragmatici, ed amano i materiali più delle forme. Sono entrambi architetti, per formazione e per professione, ma nel loro sangue scorre comunque un qualcosa che ha a che vedere con il lavoro delle mani. Zumthor ammette di non preoccuparsi più di tanto della Bellezza (intendo l’astratta, concettuale Bellezza architettonica), mentre il suo lavoro si focalizza principalmente sul “creare uno spazio giusto per la sua funzione”. Esattamente ciò che è sempre stato il nostro focus principale, con PoddaPonti Architetti. Dovremmo forse dire che la funzione viene sempre prima, e la bellezza segue? (Le regole di Vitruvio sono incentrate su questo: Utilitas/Funzione + Firmitas/Stabilità = Venustas/ Bellezza).
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Il progetto
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Uno dei sogni di Zumthor è progettare “una casa senza forma”. Egli imposta sempre un progetto partendo dal luogo (Genius Loci) e dalle richieste specifiche della committenza (brief). Questo è esattamente ciò che facciamo da PoddaPonti Architetti e da Ermesponti. Ogni progetto è sempre specifico per “quel” luogo (appunto, non dimentichiamo mai la lezione del Genius Loci) e pensato fin da subito su misura delle esigenze di “quel” cliente.
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Il processo
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Zumthor definisce il suo approccio all’intero progetto “processo olistico” – ottima espressione! Noi non siamo così orientati alle verbalizzazioni efficaci, ma il concetto che ci guida è lo stesso. Secondo la nostra tradizione culturale, preferiamo definirlo “end-to-end process“. In effetti, il background culturale italiano di riferimento è la Bottega dell’artigiano rinascimentale, con la teoria dell’architettura descritta da Leon Battista Alberti, ancor oggi insuperata (perfino il più grande imprenditore del nostro tempo, Steve Jobs, ha fondato la propria impresa su queste idee).
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Il cliente.
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Zumthor dichiara:
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…se qualcuno mai volesse uno “Zumthor building”, non sarebbe certo un mio cliente! Se qualcuno volesse un edificio ben fatto, questo sì che sarebbe il mio cliente!
Aggiunge poi:
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Io non sono un “brand”
Non abbiamo il privilegio che immaginiamo abbia Peter Zumthor di selezionare o magari perfino rifiutare i clienti, ma siamo comunque piuttosto fortunati: i nostri clienti scelgono Ermesponti per la medesima ragione, la qualità elevata. Se desiderano degli interni progettati su misura, realizzati su misura, totalmente personalizzati… chiamano noi!
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Lo scopo
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Il titolo dell’intervento alla conferenza era “Presence in architecture” e questo tema sembra coinvolgere profondamente Zumthor. Noi concordiamo. Crediamo che l’architettura riguardi la creazione di un “senso di spazio”, di spazio d’interni, qualcosa in grado di dare un’immediata impressione di qualcuno che vi cammini. Naturalmente non abbiamo gli stessi prestigiosi incarichi dell’architetto svizzero, ma anche noi – come lui – cerchiamo sempre la “presenza” nei nostri piccoli progetti. Potremmo chiamarla la “quinta dimensione”. Zumthor parla dello scopo dell’esperienza dell’architettura, che paragona all’esperienza della musica. C’è una relazione storica tra l’armonia di queste due sfere. E non potremmo essere più d’accordo.
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Infine, Zumthor compara la “presenza in architettura” con quella che si può avere in un panorama. E termina il suo intervento con queste parole:
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Sapete cosa intendo. Avete una sensazione. Voi siete nel mondo, siete parte del mondo, e c’è qualcosa di più grande di voi.
Perfetto, per le persone creative! Realizziamo architettura, arte o musica, ma il mondo è più grande di noi. Inventiamo, usando le mani e la mente, secondo la nostra tradizione culturale. Con un senso di umiltà potremmo dire…
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Non siamo che piccole creature!