Questa è una di quelle storie che ci piacciono, perché al suo interno vi troviamo le componenti che amiamo di più del nostro lavoro:
- il rapporto diretto con il cliente
- la possibilità di realizzare un “arrredo-immobile”, cioè non un mobile ma un arredo sartoriale, che nasce per un cliente specifico ( valore patrimoniale) e un interno specifico ( valore immobiliare).
- la sensibilità per la bellezza e la funzionalità (utilitas-venustas, da Vitruvio in poi…)
- l’uso intelligente delle risorse, in chiave ecologica e nel rispetto dell’ambiente, grazie all’utilizzo di materiale di riciclo
- l’attenzione alla scelta dell’essenza, con rapporto specifico alla casa e all’uso che ne fanno i suoi abitanti
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Ricordate la canzone che cantavamo da bambini?
Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero…
Questa volta non avremmo potuto cantarla, in quanto:
Per fare il tavolo in legno massello pregiato che vi presentiamo non è stato tagliato nemmeno un albero
La storia nasce dall’esigenza di una signora nostra cliente – la cui residenza conosciamo bene per averla arredata con soluzioni sartoriali in precedenza – che si è rivolta a noi chiedendoci un oggetto apparentemente semplice, ma dalla funzionalità ben precisa:
“Vorrei un tavolo bello, vicino al camino, dove i miei figli possano anche fare i compiti.”
E’ iniziata una sfida un po’ particolare, che ci ha visto al lavoro sia sul fronte del design, sia su quello del progetto nel suo insieme, come – del resto – facciamo sempre.
Innanzitutto, conoscendo la sensibilità sia estetica sia civica della persona in questione, abbiamo colto l’occasione di proporre una soluzione “a impatto zero”:
Il tavolo verrà realizzato solo ed esclusivamente con legno massello di piccola pezzatura rimaneggiato da altre commesse. Nessuna spesa extra per il materiale.
“Interessante”, dice la cliente.
In effetti, era l’occasione che aspettavamo per utilizzare degli scarti di legno pregiato di vero Wengè, davvero bellissimi, che desideravamo a tutti i costi salvare dal… camino di qualcuno!
Un’idea – il riuso – che appartiene alla nostra cultura architettonica, dai muri a sacco romani ai mosaici bizantini , dal terrazzo veneziano fino alle varie tecniche di intasarsi o di legni pregiati… nulla di nuovo sotto il sole (o vicino al camino).
La sfida è stata accettata – non senza perplessità, va detto – dal nostro falegname più certosino, Alberto, al quale non sono sfuggite fin da subito sia le opportunità di creare un pezzo straordinario, sia le difficoltà della lavorazione: tempi lunghi, lavorazioni difficili, risultato incerto…
Si decide per un piano di 110×110 cm, superficie levigata, non trattata o al massimo con un velo d’olio d’agrumi spruzzato a caldo , poi forte spessore del bordo “segacciato”, cm 5.
Uno schizzo veloce spiega l’idea, e via. Lo mettiamo insieme. Componere = Comporre, si dice in latino.
Anche Alberto si convince:
L’effetto delle vene combinate dei diversi tipi di wenge che vanno dal nero ai vari marroni fino al bianco crea un mosaico variegato, dove ogni singolo albero racconta una storia diversa, con l’effetto di un tavolo specialissimo, perché unico.
Si disegna poi il piede – centrale, per ingombrare il meno possibile – a forma di croce di Sant’Andrea.
Gli spessori sono studiati con il nostro ottonista. Il piano è pesante e servono dei fazzoletti triangolari per renderlo più stabile… anche loro vengono rivestiti in wenge, mentre il bordo di ottone brunito è lasciato a vista.
L’opera di Alberto, vista nel suo complesso, è assolutamente di alta ebanisteria.
Finito, dunque?
No: ci viene il pensiero che per fare i compiti, un tavolo rotondo può non essere il massimo, specie per quanto riguarda il disegno.
Proponiamo quindi di tagliarne una fetta: quadratura del cerchio o forse la bellezza dell’imperfezione giapponese wabi-sabi?
Comunque sia, la cliente è contenta, anche se abbiamo la sensazione che per sapere se abbiamo davvero fatto un buon lavoro… dovremo aspettare la prossima pagella dei suoi ragazzi!