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“Vorrei un tavolo bello, vicino al camino, dove i miei figli possano anche fare i compiti.” Storia di un tavolo quasi perfetto.

ermes ponti: tavolo wenge su misuraQuesta è una di quelle storie che ci piacciono, perché al suo interno vi troviamo le componenti che amiamo di più del nostro lavoro:

  • il rapporto diretto con il cliente
  • la possibilità di realizzare un “arrredo-immobile”, cioè non un mobile ma un arredo sartoriale, che nasce per un cliente specifico ( valore patrimoniale) e un interno specifico ( valore immobiliare).
  • la sensibilità per la bellezza e la funzionalità (utilitas-venustas, da Vitruvio in poi…)
  • l’uso intelligente delle risorse, in chiave ecologica e nel rispetto dell’ambiente, grazie all’utilizzo di materiale di riciclo
  • l’attenzione alla scelta dell’essenza, con rapporto specifico alla casa e all’uso che ne fanno i suoi abitanti
  • Ricordate la canzone che cantavamo da bambini?

Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero…

Questa volta non avremmo potuto cantarla, in quanto:

Per fare il tavolo in legno massello pregiato che vi presentiamo non è stato tagliato nemmeno un albero

La storia nasce dall’esigenza di una signora nostra cliente – la cui residenza conosciamo bene per averla arredata con soluzioni sartoriali in precedenza – che si è rivolta a noi chiedendoci un oggetto apparentemente semplice, ma dalla funzionalità ben precisa:

“Vorrei un tavolo bello, vicino al camino, dove i miei figli possano anche fare i compiti.”

E’ iniziata una sfida un po’ particolare, che ci ha visto al lavoro sia sul fronte del design, sia su quello del progetto nel suo insieme, come – del resto – facciamo sempre.

Innanzitutto, conoscendo la sensibilità sia estetica sia civica della persona in questione, abbiamo colto l’occasione di proporre una soluzione “a impatto zero”:

Il tavolo verrà realizzato solo ed esclusivamente con legno massello di piccola pezzatura rimaneggiato da altre commesse. Nessuna spesa extra per il materiale.

“Interessante”, dice la cliente.

In effetti, era l’occasione che aspettavamo per utilizzare degli scarti diTavolo su misura eremes ponti legno pregiato di vero Wengè, davvero bellissimi, che desideravamo a tutti i costi salvare dal… camino di qualcuno!

Un’idea – il riuso – che appartiene alla nostra cultura architettonica, dai muri a sacco romani ai mosaici bizantini , dal terrazzo veneziano fino alle varie tecniche di intasarsi o di legni pregiati… nulla di nuovo sotto il sole (o vicino al camino).

La sfida è stata accettata – non senza perplessità, va detto – dal nostro falegname più certosino, Alberto, al quale non sono sfuggite fin da subito sia le opportunità di creare un pezzo straordinario, sia le difficoltà della lavorazione: tempi lunghi, lavorazioni difficili, risultato incerto…

ermes-ponti-tavolo-wenge-bespoke-4

Si decide per un piano di 110×110 cm, superficie levigata, non trattata o al massimo con un velo d’olio d’agrumi spruzzato a caldo , poi  forte spessore del bordo “segacciato”, cm 5.

Uno schizzo veloce spiega l’idea, e via. Lo mettiamo insieme. Componere = Comporre,  si dice in latino.

Anche Alberto si convince:

L’effetto delle vene combinate dei diversi tipi di wenge che vanno dal nero ai vari marroni fino al bianco crea un mosaico variegato, dove ogni singolo albero racconta una storia diversa, con l’effetto di un tavolo specialissimo, perché unico.

Si disegna poi il piede – centrale, per ingombrare il meno possibile – a forma di croce di Sant’Andrea.ermes-ponti-tavolo-wenge-bespoke-2

Gli spessori sono studiati con il nostro ottonista. Il piano è pesante e servono dei fazzoletti triangolari per renderlo più stabile… anche loro vengono rivestiti in wenge, mentre il bordo di ottone brunito è lasciato a vista.

L’opera di Alberto, vista nel suo complesso, è assolutamente di alta ebanisteria.

Finito, dunque?

No: ci viene il pensiero che per fare i compiti, un tavolo rotondo può non essere il massimo, specie per quanto riguarda il disegno.

Proponiamo quindi di tagliarne una fetta: quadratura del cerchio o forse la bellezza dell’imperfezione giapponese wabi-sabi?

Comunque sia, la cliente è contenta, anche se abbiamo la sensazione che  per sapere se abbiamo davvero fatto un buon lavoro… dovremo aspettare la prossima pagella dei suoi ragazzi!

Tavolo ermesponti fatto a mano con scarti di wenge

Stai pensando a nuovi interiors – residenziali o retail? A domanda, ermesponti risponde.

Siamo nel settore “interiors” da molto tempo ormai, e la nostra esperienza professionale ci ha portato a conoscere i dubbi dei nostri clienti… qualche volta prima che essi stessi li esprimano.

Come piccola “summa” di questa esperienza di contatto diretto e continuo con i nostri committenti, riportiamo di seguito alcune delle domande più comuni che ci sono state rivoltenel tempo.

Abbiamo capito  clienti si pongono – giustamente – alcune questioni cruciali, e… a volte non sono nemmeno sicuri che esista qualcuno in grado di dar loro le risposte giuste.

Le domande sono per noi sacrosante, e riteniamo nostro dovere dare risposte precise, corrette e puntuali. Sempre e comunque.

Quindi… ecco le risposte di ermesponti alle “domande del mercato”: consideratele il manuale ermesponti per le esigenze della clientela!

1.
Vorresti una casa veramente unica come te?
Possiamo fare di casa tua il tuo miglior ritratto.

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Ermesponti è un luogo speciale in cui architetti e artigiani lavorano insieme per te.

Possiamo davvero rendere la tua casa uno specchio della tua personalità.

Facciamo della tua casa il tuo miglior ritratto: unico come te.

2.
Stai cercando l’architetto giusto per la tua casa dei sogni?
Traduciamo le tue richieste in un vero progetto sartoriale.

Schermata 11-2456968 alle 21.32.22Le tue esigenze specifiche sono, in effetti, l’unico progetto di cui hai bisogno.

Lascia che i Maestri del Progetto le interpretino (e attenzione ai designer che non sanno ascoltarti).

3.
Cerchi un laboratorio artigianale altamente specializzato per i tuoi interni?
Noi lo siamo.

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E lo facciamo lavorando costantemente insieme – architetti, designer e artigiani – come in un negozio del Rinascimento, in un continuo scambio di conoscenze, esperienze, pratiche…

Dalla visione al progetto alla realizzazione artigianale: questo è il metodo ermesponti.

4.
Ti serve sia un vero progetto d’arredo sia un artigiano che lo realizza perfettamente?
Noi siamo architetti e falegnami che lavorano, insieme, per te.

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Ermesponti fornisce un servizio completo: dal primo schizzo alla messa a punto finale.

Non è necessario entrare in contatto con diversi interlocutori, o – peggio – gestire complesse filiere realizzative.

Un interlocutore + un responsabile + un progetto = risultato.

5.
Vuoi un servizio completo, chiavi in mano?

Noi gestiamo in prima persona l’intero processo, dalla prima idea all’installazione finale. Nessun intermediario.

Schermata 11-2456968 alle 21.46.19Per ermesponti le condizioni essenziali per avviare un progetto personalizzato sono due: esigenze del cliente e aspetti costruttivi.

Questo è tutto quello di cui abbiamo bisogno per realizzare un progetto del tutto personale, una soluzione su misura al 100%.

6.
Tempi e costi sono fondamentali?
Per noi sono condizione prioritaria di progetto!

Schermata 11-2456968 alle 21.45.41Questo è il punto di partenza per un progetto davvero su misura, nel rispetto dei tempi e dei costi previsti dal cliente.

 

7.
Sogni una nuova casa o un ufficio, un negozio o uno yacht? Possiamo realizzarli per te.
Ci piace contaminare le idee.

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Creiamo i tuoi spazi insieme a te!

Ti promettiamo che sarà una delle esperienze più significative della tua vita.

Partiremo insieme da un foglio bianco e penseremo con te le nuove forme e materiali dei tuoi nuovi interni personalizzati… vedrai.

8.
Vuoi rinnovare lo spazio dove vivi?
Possiamo farne il tuo “buen retiro”.

Schermata 11-2456968 alle 21.50.07Rimarrai stupito di quanto possa essere radicale e potente un cambiamento di interni!

Cambia il tuo mondo… il tuo mondo interiore e rendi la tua casa assolutamente, inequivocabilmente tua.

Dimentica l’approccio “design-by” e prova l’approccio “disegnato solo per te”!

9.
Ti sei stufato dei costi assurdi dei Brand del lusso?
E’ ora di una nuova, più sofisticata accezione di “lusso”: la personalizzazione sartoriale dei tuoi interni, accompagnata da eccellenza realizzativa assoluta.

Schermata 11-2456968 alle 21.51.31Possiamo fare tutto questo proprio per te, sulla base del tuo progetto, personale ed esclusivo.

In altre parole: il miglior rapporto qualità/prezzo, dove per “qualità” si intende un progetto unico al mondo, realizzato con i più alti standard artigianali possibili.

10.
Pretendi l’eccellenza della personalizzazione sartoriale dei tuoi interni?
Siamo le persone giuste.

Schermata 11-2456968 alle 21.51.02Lavoriamo direttamente dalla nostra sede di Mantova per il mondo intero.

Ideiamo e realizziamo qualunque tipo di progetto, dall’idea inziale alla consegna chiavi in mano, per incarichi residenziali e retail, sia per privati sia per grandi marchi internazionali.

In sintesi?

Se vuoi cambiare il mondo intero, beh, quello è difficile.

Ma se vuoi cambiare il tuo mondo – lo spazio in cui vivi e lavori – puoi farlo con ermesponti.

E, fidati, la tua vita cambierà con esso.

Nulla è paragonabile all’abitare o lavorare in un interno su misura, dove tutto esprime una personalità precisa e definita: la tua.

Contattaci: siamo certi che – dopo averci conosciuto – non ti accontenterai di nulla di meno di un interior design pensato, disegnato e realizzato esclusivamente per te!

Come si progetta l’interno di una casa? Materiali? Mobili? Design? Nossignore: parlando con chi la abita.

New York Interiors by Ermes Ponti

Chi progetta interni, come noi, davanti a un nuovo progetto può scegliere varie strade.

Può scegliere la strada dei pezzi di design.

Può progettare e realizzare dei mobili su misura.

Oppure può lasciare fuori dalla porta tutto questo, e sedersi a parlare con chi quella casa la abiterà.

Capire non solo le sue esigenze, ma anche i suoi gusti.

Guardarsi attorno. Cercare di capire.

Trovare le soluzioni estetiche e funzionali per quella specifica persona.

Può sembrare una banalità, ma molto (quasi tutto) di ciò che vediamo in giro è progettato e realizzato con criteri diversi, spesso standard, che non tengono minimamente in conto delle persone che abiteranno in quello spazio.

Prendiamo ad esempio la casa di una scrittrice americana, sulla 5a strada di New York, progetto svolto grazie al network Design-Apart di cui facciamo parte (per inciso, il progetto del “living showroom” sede di D-A sulla 23ma è opera nostra anche lui – case history qui).

New York Interiors by Ermes Ponti

Si trattava di un appartamento dai gusti spiccati e particolari, onestamente molto lontani dai nostri, ma non per questo disprezzabili, naturalmente.

Colori accesi, gusto etnico, materiali diversi tra loro: molte oggetti di provenienza diversa , tutti insieme, per un ambiente dalla personalità netta, espressione dei gusti eclettici della padrona di casa.

Il progetto é nato spontaneamente proprio come reinterpretazione dei suoi gusti, delle preesistenze e delle sue esigenze contenitive e funzionali.

Abbiamo selezionato per lei con pochi campioni, quelli che vedete nella foto:

  • campione 1 : un rarissimo platano frisè laccato a gomma lacca (finitura lucida naturale) dal colore rosso aranciato caldo, dal sapore quasi esotico, adatto al suo gusto etnico
  • campione 2 : un chiarissimo – quasi iridescente-  sicomoro scanalato (flûte) che ricorda le decorazioni parigine degli anni trenta del nostro collega J-E. Rulhmann
  • campione 3 : pietra grigio Sahara ( per il top) suggerita dal colore del pavimento della cucina

New York Interiors by Ermes Ponti

La scrittrice è stata entusiasta di riconoscersi nelle scelte dei suoi progettisti, venuti dall’Italia per proporle una cucina che riprenda il motivo della sua amata colonna e ha apprezzato molto la scelta di mix colori e materiali così coerenti con i suoi gusti e con le essenze, i materiali e gli oggetti d’arte del suo appartamento.

Finalmente ora può dire di avere un appartamento unico al mondo; il suo miglior ritratto!

NY Residential interiors by ermes ponti

Sembra facile, vero?

Invece, ogni volta è per noi una sorpresa scoprire che pochi, pochissimi lavorano pensando alle vere esigenze del cliente, basando il progetto su di esse.

Un metodo che – se governato dal principio, da inizio progetto – unisce il vantaggio di un lavoro “su misura” al piacere di una soluzione unica al mondo, anche per una casa di due locali.

New York Interiors by Ermes Ponti

[Gallery + video] Un nuova ala per il negozio Corneliani in via Montenapoleone, Milano

Come avete trascorso le vostre vacanze estive?
Mare o montagna?
Noi di ermesponti abbiamo scelto via Montenapoleone a Milano.
Abbiamo avuto un solo mese di tempo per fare tutti i lavori – arredamento incluso – per l’apertura della nuova ala aggiuntiva al piano terra della boutique Corneliani in Montenapoleone (piccola ma doverosa precisazione, lo Studio PoddaPontiArchitetti citato da Corneliani sul sito ufficiale siamo noi: in fondo, siamo o non siamo uno studio di architettura con una bottega artigiana?).
1-foto iniziale
L’ultima settimana di luglio abbiamo tolto gradualmente i raccordi e abbiamo demolito il muro per aprire e ingrandire lo spazio al piano terra sul lato destro dell’ingresso.
Abbiamo fatto un’indagine approfondita e in seguito iniziato la produzione dei mobili.
Nel frattempo, abbiamo organizzato i lavori sul posto: dai pavimenti ai soffitti, dall’illuminazione alle piante.
Tutto doveva essere pronto il 22 agosto per l’installazione del nostro arredo.

Non potrete mai immaginare quanto è stato difficile lavorare tutti insieme – muratori, idraulici, elettricisti e falegnami – in uno spazio così piccolo…

Ma abbiamo accettato la sfida, e sapevamo benissimo cosa fosse necessario fare.

panoramica alberto scala

Nonostante tutti i problemi del luogo – inclusa l’altezza problematica delle scale – alla fine siamo riusciti a montare tutto in modo perfetto: tutti i cavi dietro le pannellature delle pareti, i diffusori lineari dell’aria condizionata perfettamente allineati con i soffitti e con l’arredo, imponenti dettagli in legno fatti a mano sul nuovo muro con il marchio…

dettaglio

Per quanto riguarda il muro con il marchio, lo riconoscete?

Abbiamo progettato questo modello per la prima volta per la facciata del negozio ammiraglio Corneliani a Shanghai ispirandoci al celebre affresco del MantegnaCamera degli Sposi” a Palazzo Ducale di Mantova.

Dopo di che, Corneliani ha deciso di utilizzarlo nella successiva collezione invernale e presto è diventato il suo nuovo marchio anche a causa del forte legame che mostra con il patrimonio culturale di Mantova, dove ha sede la società.

Qui a Milano, è possibile trovare il brand pattern davanti alle porte d’ingresso; è costruito da cerchi d’ebano retroilluminati e bracciali di ferro fissati su una scacchiera di pannelli in pelle decorata da coulisse speciali cucite sul suo retro (prodotta dai nostri amici di Berto Salotti a tempo di record!).

Prestate particolare all’attenzione all’incredibile dettaglio della giunzione del telaio in ebano; dobbiamo ringraziare il nostro maestro falegname Alberto, e la sua cura, certosina ed amorevole!

brand wall

L’apertura era prevista per la prima settimana di settembre, ma siamo riusciti ad anticipare di quasi una settimana la consegna.

Lunedì primo settembre è lo stesso direttore creativo di Corneliani, Sergio Corneliani in persona, ad aprire le porte del suo negozio rinnovato.

E il sig. Corneliani sa perfettamente chi è l’uomo chiave a cui dare il merito dell’opera: il suo architetto di fiducia, Paolo Ponti!foto finale

[Video] Tre domande di ermes ponti a Barbara Santoro, co-autrice di “Italian Factor”.

Barbara Santoro

Abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona Barbara Santoro poche settimane fa a Roma, alla presentazione presso la Camera dei Deputati del libro che ha scritto, a quattro mani con Francesco Morace, “Italian Factor – Moltiplicare il valore di un paese”.

Mentre seguiamo già da diversi anni – sempre con grande interesse – il professor Morace, è stata una scoperta doppiamente piacevole incontrare Barbara, la sua passione imprenditoriale e la sua capacità comunicativa, profondamente umana.

Ci siamo quindi fatti avanti, e le abbiamo chiesto se avrebbe accettato di rispondere a qualche domanda per il nostro blog.

Con grande cortesia e disponibilità ha subito accettato, quindi siamo lieti di cederle la parola.

ermes ponti – Il libro Italian Factor, che hai scritto insieme a Francesco Morace,  è un’idea tua, nata da un’intuizione improvvisa, come ci hai raccontato.
Ci puoi ricordare quel momento, e da cosa è stato stimolato?

Barbara Santoro – Come tutte le intuizioni apparentemente improvvise anche questa è la sintesi di più esperienze.

La più significativa l’ho maturata emigrando in Canada all’età di sette anni.

Il momento stesso in cui la Leonardo da Vinci si staccava dal porto di Genova ho sentito di essere profondamente italiana e quando finalmente sono arrivata a Vancouver ho capito cosa significa essere straniera.

I primi tempi sono stati durissimi perché oltre al problema della lingua, essere italiani suscitava diffidenza e generava emarginazione.

Ma nel giro di pochi anni, grazie ai talenti, il coraggio e lo spirito imprenditoriale dei miei connazionali, tutto è cambiato: essere italiani è diventato motivo di orgoglio, e il bello, il buono e il ben fatto sono diventati oggetti del desiderio.

Da molti anni ormai sono tornata in Italia e, lavorando sul tema della comunicazione internazionale con imprenditori, manager e professionisti di tutti i settori, ho capito quanto sia stata preziosa la mia esperienza canadese.

Perché ho imparato che, al di là del talento individuale, la preparazione e la determinazione, ciascuno di noi può far leva sulla forza di un brand universalmente riconosciuto (il terzo più noto al mondo): il Made in Italy.

Perché noi siamo Made in Italy e dunque dotati di un vantaggio competitivo straordinario.

E allora, come valorizzare questo patrimonio?

Circa un anno fa, stavo lavorando con un imprenditore che da li a pochi giorni avrebbe dovuto affrontare in inglese una conferenza stampa.

Era nel panico non perché non conoscesse l’inglese ma perché non sapeva raccontare la sua attività, “ci vogliono almeno due giorni” mi disse.

Dopo un fiume di parole ho capito che la sua impresa “italianizza” grandi progetti edili all’estero, dotando uffici, ospedali, centri commerciali e, alberghi di materiali, rifiniture, arredi e arte “Made in Italy.
A parità di investimento per il costruttore, questi interventi ne incrementano il valore sul mercato del 30 %.

Ma come raccontarlo? Come sintetizzare il valore dell’ingegno, la bellezza, la maestria, l’innovazione, la tradizione, la cultura e il sapere di una famiglia o di un territorio?

Ho pensato che la somma di tutte queste italiche virtù avrebbe potuto costituire un vero e proprio ‘fattore’ di sviluppo ed essere sintetizzato in tre parole: The Italian Factor!

italian factorep – “The missing ingredient” è un bel punto di partenza… lo riprendo dal tuo intervento alla camera dei Deputati di Roma per chiederti: quali sono gli ingredienti che ci mancano?
E qual è la ricetta?
Infine: chi, a tuo parere, potrebbe gustarla e apprezzarla di più?

BS – Ogni azienda è un caso a sé… gli ingredienti di partenza possono variare, ma la ricetta è uguale per tutti:

1) Valorizzare chi siamo e ciò che abbiamo da offrire (The Italian Factor)

2) Acquisire con umiltà e determinazione ciò che ci manca

3) Studiare, studiare, studiare: il mercato, la concorrenza, i trend e i grandi protagonisti

4) Affrontare ad armi pari l’arena del mercato internazionale con gli strumenti e i linguaggi più efficaci, utilizzando, con altrettanta eccellenza, creatività e maestria con cui realizziamo le cose, tutte le leve della comunicazione (brand identity, country of origin heritage, narrative and storytelling) e del marketing (relazionale, culturale, mobile, web-based e social)

Nella mia esperienza con le aziende italiane riscontro che molto spesso il “missing ingredient” è proprio la capacità di valorizzare, promuovere e comunicare con sicurezza ed efficacia, anche in inglese.

E’ questo il potenziatore che, unitamente all’Italian Factor, può dare una spinta propulsiva alle persone, alle giovani imprese e al sistema Italia.

ep – Più volte hai rimarcato come il self-branding sia essenziale per le aziende italiane: da cosa cominceresti?
In generale, quali le best practice da seguire, a tuo parere?

BS – Insisto molto sul tema perché mentre il nostro “cultural heritage” l’abbiamo solo noi e non può essere acquisito o imitato, tutte le tecniche e le strategie di marketing e comunicazione si possono e si devono imparare.

Sottovalutarne l’importanza può significare consegnare i nostri brand di eccellenza nelle mani di multinazionali, esperte in marketing che sanno valorizzarne quei valori distintivi legati appunto all’Italian Factor.

Le best practice?

Esempi eccellenti tra i brand ancora italiani ce ne sono: Prada, Tod’s, Cucinelli, Ferragamo.

Ma tra quelli che sono stati invece acquisiti e riposizionati dalle multinazionali abbiamo aziende storiche come Poltrona Frau, Gucci, Fendi, Bottega Veneta, Cova e Acqua di Parma. La lista è lunghissima e leggerla fa un po’ male, ma invita a riflettere.

Le criticità nella vita di un’azienda possono essere davvero tante, da un ricambio generazionale alla rapida evoluzione delle tecnologie, dalla concorrenza dei mercati emergenti ai mutamenti socio-demografici.

Ma gli stessi fattori, se affrontati con passione imprenditoriale coraggio e l’orgoglio del lavoro ben fatto possono cambiare il destino di un’azienda, ma anche di un paese.

Ringraziamo di cuore Barbara per la sua disponibilità, oltre che per i suoi messaggi, così importanti.

Di seguito, un breve video girato proprio in occasione della giornata di presentazione di “Italian Factor” a Roma.

Interni e architettura? Una “Relazione complicata”.  Considerazioni dopo la conferenza di Alberto Campo Baeza.

Quando Facebook chiede il tipo di relazione sentimentale, tra le opzioni troviamo anche…

“Relazione complicata”.

Forse è proprio così che dovremmo definire la relazione attuale tra architettura e interni.

Cattura

Ma perché questa relazione è diventata così complicata?

A me sembra che l’architettura contemporanea si disinteressi totalmente degli interni.

La maggior parte degli architetti si comportano come se gli spazi interni siano solo qualcosa che non li riguarda;  un vuoto che alla fine verrà riempito di mobili.

Il divario tra architettura e interni rimanda a un’altra relazione complicata: quella tra interni e design industriale di cui abbiamo avuto modo di parlare poco tempo fa… ricordate il post “La differenza tra design e architettura: design-by o disegnato solo per te?”).

I punti di contatto sono più di uno e di un certo interesse.

L’architettura contemporanea mette molta enfasi sulle archistar, così come il design industriale sembra interessato solo ai più famosi designer e alle grandi marche.

Entrambi questi approcci posso essere definiti come “design by”.

Entrambi seguono le regole della moda più di quelle dettate dall’arte di costruire. 

Alberto Campo Baeza – uno dei più famosi architetti Spagnoli e Professore di Architettura – ha tenuto una bella conferenza a Mantova qualche settimana fa all’interno della chiesa di San Sebastiano una delle più importanti chiese del Rinascimento, costruita seguendo i disegni dell’architetto e umanista rinascimentale  Leon Battista Alberti.

san sebastiano mantova

La conferenza è stata i grande impatto e mi ha fatto pensare al ruolo degli interni nell’architettura contemporanea.

Naturalmente mi sono piaciuti molto i bellissimi progetti che Baeza ha presentato nelle sue slide e ho particolarmente apprezzato il forte legame tra i principi della sua architettura e i diversi modi e contesti in cui li ha applicati.

chiesa di san sebastiano a mantova

Mi trovo perfettamente d’accordo con il suo pensiero riguardo l’importanza fondamentale del contesto in architettura;  è ciò che da sempre siamo abituarti a definire “Genius-Loci”, come prima e fondamentale condizione per un nuovo progetto di architettura.

Inoltre penso che sia veramente un ottimo docente: la sua lezione in italiano con quel bel accento spagnolo è stata fantastica!

Eppure, dal mio – forse troppo specifico – punto di vista,  sento che c’è ancora qualcosa che manca in questo tipo di approccio.

Baeza e i suoi bravissimi colleghi – figli del Movimento Moderno e dell’approccio Minimalista – sono abituati a progettare bellissimi edifici bianchi affacciati sulle piazze dei vecchi centri delle città spagnole o portoghesi.

Oppure splendide case affacciate sul mare.

Sinceramente ho pensato: sembrano tutti dei templi greci!

E ciò che più mi ha sorpreso è la conferma di Baeza stesso che riconosce il concetto Greco di “temenos” come uno dei loro modelli più significativi!

campo baeza cadiz home

Ebbene,in estrema sintesi; nel lungo percorso della storia dell’architettura occidentale c’è una netta divisione che corrisponde alla nascita dello spazio architettonico. Scusate se è poco.

Mentre l’architettura greca è sempre stata incentrata più sul rapporto tra edifico architettonico e paesaggio, con l’architettura romana il protagonista dell’edifico architettonico diventa l’uomo.

Con l’architettura romana e in particolare con l’architettura del periodo tardo latino, nasce il concetto stesso di spazio interno.

Con il Rinascimento poi, la centralità dell’uomo viene riscoperta -e forse rafforzata da una maggiore consapevolezza- non solo nell’architettura, ma anche nelle altre arti.

Neanche i più rivoluzionari padri del movimento moderno lo hanno mai negato.

Quindi, perché ora dovremmo farlo noi?

L’inaugurazione del padiglione tedesco alla 14a Biennale di Architettura: impressioni a caldo.

Germany__1__full (1)Venerdì siamo stati al Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia: ci siamo arrivati ​​un po’ in ritardo, ma in tempo per l’apertura.

Non ci siamo mai sentiti così orgogliosi per un lavoro realizzato.

Il nostro cliente lo ha apprezzato così tanto da menzionare ermesponti anche durante il discorso di apertura: incredibile!

Mai un cliente ci ha dato un tale riconoscimento.
Nemmeno per incarichi più importanti.

BungalowGermania_Ausstellung04 © Bas Princen

Abbiamo davvero apprezzato la possibilità di lavorare con questi professionisti.

Fin dal nostro primo incontro, abbiamo sentito una forte affinità.

Dubbio: siamo forse noi di ermesponti un po’ tedeschi?

O sono gli architetti Ciriacidis & Leherner ad essere un po’ italiani?

Niente di tutto questo.

Abbiamo solo le stesse, profonde radici nel patrimonio culturale della storia dell’architettura occidentale… tutto qui.

Abbiamo trovato un fattore comune molto importante: a entrambi piace fare il proprio lavoro al meglio.

Padilgione Germania Biennale Venezia

Ce ne prendiamo cura. In tutto quello che facciamo, cerchiamo la perfezione.

Se andrete a Venezia nei prossimi mesi, vi prego di dare un’occhiata al padiglione tedesco.

Per quello che mi riguarda, c’è una particolarità che lo rende diverso da ogni altro padiglione nazionale della Biennale Architettura…

Tutti i padiglioni nazionali – ovviamente – hanno come tema l’architettura, ma ne parlano semplicemente.
Il padiglione tedesco è realmente architettura!

BungalowGermania_Ausstellung03 © Bas Princen

Due costruzioni in una: ognuna con la propria identità e stile da confrontare con l’altra.

Una realizzazione di grande carattere, che non ha bisogno di commenti critici, testi ausiliari, didascalia informative: ogni visitatore percepisce molto bene la realtà architettonica del luogo.

Ad essere onesti, questo è il vero motivo per cui ci siamo letteralmente innamorati di questo progetto.

Crediamo che l’architettura significhi vivere lo spazio d’interni; dalla sensazione generale dello spazio principale, fino all’ultimo dettaglio.

“La Casa del Cancelliere di Bonn da oggi alla Biennale di Venezia… anche grazie a ermesponti.” di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis.

Lehenerer and Ciriacidis architectsGli architetti incaricati del progetto del padiglione Germania alla Biennale di Venezia parlano di come hanno incontrato la nostra società e il modo in cui si è svolta la collaborazione tra di noi .

Grazie per il vostro post , Alex e Savvas!

ERMES PONTI : UNA COLLABORAZIONE PREZIOSA PER IL PADIGLIONE TEDESCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA .
Di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis .

Padiglione Germania Biennale Venezia

Siamo stati molto fortunati a poter lavorare con ermesponti sul progetto “Casa del Cancelliere di Bonn” del Padiglione tedesco alla 14 ° Biennale di Architettura Internazionale 2014.

All’inizio eravamo molto preoccupati per come avremmo ricostruito la Casa del Cancelliere di Bonn, datata 1964, a Venezia .

Poi, per caso, abbiamo incontrato Daniela e Paolo dI ermesponti.

Un nostro amico e collaboratore italiano, Eugenio Squassabia di Mantova, ce li ha raccomandati poichè anni fa aveva lavorato con loro.

Avevamo già sentito parlare molto della squisita manifattura delle aziende del Nord Italia, ma mai avremmo immaginato quale tipo di entusiasmo e precisione c’è nel loro lavoro, se non dopo aver incontrato ermesponti.

key hole study by ermes pontiDaniela e Paolo si sono subito recati a Bonn in prima persona per verificare l’ “originale” e per valutare da vicino tutti i dettagli dei mobili in legno della casa da riprodurre a Venezia – fino alle serrature di ottone delle ante dell’armadio, che si vedono nel disegno.

Un’analisi che assomigliava quasi a un progetto archeologico nel recente passato di Bonn!

Il padre di Paolo si è poi recato a Milano per prendere il tipo di impiallacciatura esatta per gli armadi a muro della casa di Bonn.

Il risultato è stupefacente .

Padilgione Germania Biennale Venezia

Sono stati impiegati così tanta cura e tanto amore per la realizzazione  che ci sentiamo quasi in colpa che tra sei mesi di Biennale il tutto debba scomparire di nuovo .

Prima di questa scadenza, dovrete andare a vedere il padiglione di persona e verificare con quanta precisione ermesponti ha realizzato i mobili del Padiglione .

Abbiamo anche iniziato a dire alla gente presente: ” Se volete vedere come diventerà tutto ciò tra 50 anni, andate a Bonn!”

Padiglione Germani Biennale Venezia

Ma forse si dovrebbe anche andare a Mantova e dare un’occhiata al laboratorio di ermesponti e ascoltare attentamente Paolo per capire  con quanta cura scelgono e compongono a mano ogni pezzo di impiallacciatura per ottenere il taglio di legno giusto per ogni singolo progetto .

E ‘ sorprendente e stimolante avere ancora professionisti che al giorno d’oggi si preoccupano così tanto del loro lavoro.

Paolo Ponti of ermes ponti at work on Biennale German pavillion

La differenza tra Design e Architettura: Design-by o disegnato solo per te?

Sia l’industrial design che l’architettura di interni apparentemente servono ad arredare uno spazio, ma lo fanno in modi completamente diversi. Facciamo due esempi molto pratici per capirci meglio.

design awards 2014

Nel primo caso, il cliente che vuole arredare la sua casa usando prodotti di serie, può farlo o da se o ricorrendo all’aiuto di un arredatore. Insieme sceglieranno un certo Brand, sfoglieranno le foto di un bel catalogo e faranno la loro personale selezione di un certo numero di pezzi di arredo. Nel migliore dei casi, metteranno in ogni stanza gli arredi di cui hanno bisogno e nel peggiore, la riempiranno di bellissime cose assolutamente inutili. Tutta la casa sarà molto alla moda; ma non per molto tempo. Probabilmente pagheranno una discreta somma di denaro per tutto ciò, ma non sapranno mai il costo reale di produzione di ciascun pezzo di arredo. Non importa se gli arredi sono firmati Ikea o il miglior marchio del Made in italy, il percorso é quasi lo stesso; produzione, distribuzione, marketing seguiranno percorsi abbastanza simili. A questo tipo di cliente interessa scegliere un prodotto ” design by” , firmato da qualcuno; qualche volta é il designer ad essere famoso, altre il brand lo é ancora di più, ma spesso lo sono entrambi. Ed entrambi costituiscono una delle ragioni principali della scelta del cliente; un tipo di cliente che si sente più sicuro nel comperare qualcosa che é universalmente conosciuto perché ne fa motivo di riconoscimento di un preciso status sociale. Specialmente nei nuovi mercati, questa motivazione é molto frequente e può essere considerata quasi la causa del grande successo dei big brands della moda o del design.

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Nel secondo caso invece, il cliente cerca qualcosa di completamente diverso, spesso é pesino scettico nei conformanti dei brands. Magari é orientato più verso la produzione eco sostenibile, eco solidale o cerca valori come il Made in italy. Questo tipo di cliente é più attento al reale valore che porta a casa comprando un prodotto; cerca una filiera di produzione assolutamente trasparente ed eco-sostenibile. Non gli interessa semplicemente arredare la propria casa, ma prima di tutto pretende un vero progetto di arredo. Un progetto specifico per la sua casa studiato attorno alle sue esigenze; qualcosa di disegnato per se è per nessun altro: “designed for”. Naturalmente non é in grado di fare il progetto da solo; sa che per avere un risultato professionale d’eccellenza serve rivolgersi ad un professionista. ” ci vuole un cappellaio vero per fare un cappello” dicono gli inglesi. Così come un vestito sartoriale fatto in Savile Row a Londra può costituire la migliore espressione della propria personalità, un interno sartoriale può essere a maggior ragione il miglior investimento per uno stile di vita quotidiano altrettanto personale e confortevole. In questo caso il cliente -al posto di un cappellaio o di un sarto- ha bisogno di un architetto; ma non di un qualsiasi architetto. Occorre una certa affinità tra il cliente e il suo architetto. Ci deve essere una buona relazione tra i due se quest’ultimo deve essere in grado di tradurre i bisogni e i desideri del cliente in forma architettonica ed interni perfettamente arredati. Un interno sartoriale ” designed for” é qualcosa di molto più complesso di un abito da indossare una o due volte l’anno.

Alla fine probabilmente i due clienti avranno risultati apparentemente simili e spenderanno cifre molto simili. Secondo la nostra esperienza non ci sono significative differenze tra un casa arredata usando i prodotti dei top brands del design e una progettata e realizzata interamente su disegno. Il punto chiave non é certo una questione di soldi. In realtà la maggior parte delle persone spende secondo le proprie possibilità. E’ solo una questione gusto e di cultura. Le persone sono disposte a spendere solamente per ciò a cui tengono veramente. Nel primo caso -come abbiamo visto- se il loro obbiettivo principale é essere alla moda compreranno certamente ciò che la moda dei big brands offre loro. Ma se sono interessate ad esprimere il loro specifico senso di bellezza, la loro personalità e e il loro benessere, cercheranno un progetto sartoriale di interni che vada oltre la moda del momento.

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Come architetti con una specifica formazione progettuale, ci siamo focalizzati da anni sulla progettazione e sulla produzione di interni sartoriali grazie ad un processo completo end-to-end, per così dire, dall’inizio alla fine. Solo così siamo in grado di garantire la qualità più alta del prodotto e del progetto e -allo stesso tempo- controllare i costi e i tempi, come nessun altra organizzazione. Per noi, questa é architettura di interni; qualcosa di unico, progettato attorno a te. Tutto é sartoriale in ermesponti: gli interni, i tempi e i costi. Questo é ciò che sappiamo fare meglio; mettici alla prova!