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Il salone del mobile 2014.

 Il salone del Mobile di Milano è l’evento dedicato all’industrial design più atteso dell’anno. Naturalmente anche quest’anno ci siamo andati; anche solo per tenerci aggiornati sulle ultimissime tendenze e e per dare un’occhiata a quello che i grandi brand del design stanno preparando per i prossimi mesi. Questo periodo di crisi economica in Europa e più in generale nei mercati “maturi”, è un bella sfida anche per loro.

trussardi- salone2014

 

Sembra che il design non abbia mai intessuto legami così stretti con altre discipline: innanzitutto con la moda, ma anche con l’arte e con tutto ciò che in qualche modo concerne la vita quotidiana del prodotto. Il concetto stesso di design si sta allargando sempre più grazie alle influenze mutuate da altre discipline e all’apertura verso altri visioni che indagano sul concetto di funzione, sugli aspetti sociali e persino su quelli filosofici. Ma dal mio personalissimo punto di vista, anche se in un certa misura l’attitudine alla contaminazione può essere utile e persino interessante, questa volta sembra aver oltrepassato i limiti del buonsenso. Non si riesce più a capire dove finisce il design e dove inizia l’arte e viceversa.

A me sembra che l’industrial design stia perdendo la propria essenza. Anche il lavoro creativo oramai è considerato più una naturale attitudine alla risoluzione dei problemi più che una caratteristica specifica del progetto. Si pensi alla famosissima teoria portata avanti dal libro “ Creative Confidence” dei fratelli Kelley, ma anche tante altre con lo stesso approccio.

Come architetto, con una formazione specificamente architettonica, mi sembra chiaro che l’industrial design oggi ha perso definitivamente la sua relazione originaria con l’architettura. Sembra piuttosto che abbia legami con tutte le altre discipline tranne proprio l’architettura. C’è qualcosa che non mi convince. Sembra un albero senza radici. Naturalmente ci sono tante ragioni e forse sarebbe necessario una altro lungo post per analizzarle, ma onestamente la triste domanda che mi è sorta spontanea dopo la visita di sabato alla Fiera di Rho è stata: siete sicuri che ci sia bisogno di tutta questa roba ragazzi?