Poddaponti architetti ed ermesponti -dall’ultima fila- applaudono all’attribuzione del Leone d’oro alla carriera della 13° Mostra internazionale di architettura ad Alvaro Siza.
Architetto portoghese amato fin dalla nostra prima formazione universitaria; indimenticabile lo storico numero monografico di El Croquis 68/69 a lui dedicato nel 1994 e la nostra prima fuga in auto verso la vicina Weil am Rhein per visitare una sua architettura dal vero a confronto con le firme d’architettura che la Vitra aveva raccolto nella sua cittadella aziendale: dall’inglese Nicholas Grimshaw, al famosissimo Tadao Ando, alla giovane Zaha Hadid fino alla prima opera europea del californiano Frank Gehry e qualche intervento interior del nostro bravissimo Antonio Citterio.
Quasi tutte archistars riconosciute e famose anche oggi per le loro opere caratterizzate da uno stile fortemente riconoscibile e da una ricerca formale quasi al limite tra l’architettura e le altre discipline artistiche e intellettuali.
Alvaro Siza no; fin dall’inizio, dichiaratamente e manifestamente architetto di un‘architettura rigorosa e pulita, senza fronzoli, espressione di una pratica professionale e di una cultura formativa integralmente incentrate sui valori della pura architettura.
Molto bello il testo di motivazione del Cda: “Protetto dalla sua collocazione isolata emana una saggezza universale”.
Alvaro Siza propone con il suo esempio un modello di architetto molto diverso da quello imperante nel mondo delle archistar dei progetti eclatanti e pubblicitari; una coerenza formale e un’etica professionale che nascono da una cultura architettonica profondamente consapevole e da un’identità riconosciuta come punto di vista individuale, ma anche come punto di partenza per instaurare un dialogo con il resto del mondo, con le più diverse identità che questo mondo globalizzato ci propone ogni giorno.
I nostri più sentiti complimenti ad Alvaro Siza per questo, ma anche a David Chipperfield, direttore di questa 13° Biennale D’architettura, che ha proposto la sua candidatura e che – a partire dal titolo “Common Ground”- sta dando un’impostazione nuova a questa manifestazione, dichiaratamente contro la spinta individualistica degli ultimi ventanni e in favore del riconoscimento di una piattaforma comune dell’architettura contemporanea nell’eredità dell’architettura del XX secolo.
E chi può dire che Siza non abbia ben assimilato la lezione di Giuseppe Terragni o di Adolf Loos?
Common Ground (Venezia, Giardini e Arsenale, 29 agosto – 25 novembre 2012)
È stato attribuito all’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira il Leone d’oro alla carriera della 13. Mostra Internazionale di Architettura – Common Ground (Venezia, Giardini e Arsenale, 29 agosto – 25 novembre 2012). La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore David Chipperfield, con la seguente motivazione: “Protetto dalla sua collocazione isolata emana una saggezza universale”.