Dall’umiltà di un balcone di Verona al lusso del Puli di Shanghai. Cosa ci racconta un motivo decorativo.

Viaggiare insegna.

Noi viaggiamo molto – per fortuna il nostro lavoro ci porta a realizzare interni su misura un po’ dappertutto – e a volte la mente fa collegamenti inaspettati e sorprendenti. Un esempio?

Motivo grafico su balcone di VeronaStoria vera: immaginate di ritrovare lo stesso motivo decorativo su un balcone di Verona e  – un viaggio intercontinentale più tardi – al Puli Hotel and Spa di Shanghai, come interparete di lussuosissimi ambienti.Puli Hotel and Spa Shanghai

Non pensate che… prendiamo troppi aerei, e che il jet lag ci fa strani effetti!

Le foto documentano singolari coincidenze, e in fondo scoprire che “tout se tient” non ci dispiace.

Muratori e decoratori veneti e poli asiatici del lusso si ritrovano a condividere un segno visivo?

E chi siamo noi per negarlo?  :-)

Puli Shanghai

L’avventura continua oppure no? Grazie Sir Chipperfield.

Sfogliando le pagine di una delle più famose riviste di design italiane (“Interni 650”) mi sono sentita persa. Mi riferisco ai servizi sul Salone del Mobile 2015: oltre 400 pagine su tutte le collezioni, i nuovi prodotti e le tendenze lanciate dai grandi marchi italiani e internazionali.
E’ l’apoteosi del “Design by”. L’esatto opposto dell’approccio Ermesponti al progetto di un interno su misura, ciò che noi chiamiamo “Designed for”, intendendo qualcosa di unico, disegnato e creato solo per te, sia esso una casa, l’interno di una boutique o uno yacht. Disegnato per te, non creato da me: questo è quel che ci piace proporre.
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Comunque sia, verso la fine della rivista, ecco qualcosa che ho trovato particolaremente valido e stimolante: le interviste ai protagonisti di questa stagione del design.
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Rome's Valentino Showroom by Chipperfield Architects - From ermesponti's blogDall’onnipresente Michele De Lucchi con i suoi nuovi studi “La passeggiata” per il posto di lavoro, alla design star Antonio Citterio, o al brillante Gabriele Centazzo… solo per citarne alcuni. Ogni intervista è stata davvero una lettura affascinante, ma devo ammettere di aver trovato particolare sintonia con una di queste, grazie a un preciso, netto senso di affinità. Mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate dall’architetto britannico sir David Chipperfield (suo il progetto del Flagship Store Valentino a Roma, nella foto, giusto per citare una delle sue straordinarie realizzazioni).
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Driade Showroom Milan by Chipperfield Architects - From ermesponti's blogIl team di  David Chipperfield Architects ha anche progettato il nuovo Driade in via Borgogna a Milano (foto accanto) come un puro, semplice contenitore, concepito come una galleria d’arte.
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Ma sentiamo le sue parole.
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“Tutti noi – come esseri umani e come architetti, designer o art director – affrontiamo la sfida di garantire un senso alla vita”.
Può sembrare un concetto troppo filosofico, ma questa citazione mi è piaciuta molto. Mi sembra un obiettivo importante, che coinvolge la nostra vita professionale quotidiana. Se ce ne ricordassimo ogni giorno, forse il mondo potrebbe davvero diventare un posto migliore.
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Quando, poi, Chipperfield risponde riguardo all’incarico Driade, ecco come si esprime:
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Ho risposto subito. Sono un architetto, non so fare l’art director. Alla fine è sempre questione di avere idee”.
Apprezzo molto questo tipo di umiltà, ma anche il senso preciso della risposta finale che riguarda l’essenza dell’invenzione, sia in architettura sia nell’industrial design – avere idee. Una volta, all’inizio della grande stagione del design italiano, nel dopoguerra, tutti i progettisti erano architetti di formazione e professione (Gio Ponti, Carlo Scarpa, Achille Castiglioni…). Combinavano il patrimonio culturale della teoria della composizione architettonica con la cultura del fare di piccole imprese italiane di arredo nel distretto brianzolo. Hanno fatto una rivoluzione, con il loro semplice approccio problema-soluzione e la cultura architettonica italiana.
Anche parlando di “Common Ground”, tema della 13esima Biennale di Venezia curata da Chipperfield di tre anni fa, a chi lo stuzzicava su design e architettura, ha risposto:
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“L’architettura è design. Tutto è progetto “.
Per poi proseguire:
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“Le informazioni relative alla progettazione di un museo sono molto più complesse di quelle relative alla progettazione di un tavolo”.
…E non solo le informazioni, dovremmo aggiungere: anche le competenze e il senso dello spazio. Chipperfield ha anche riconosciuto di non avere “la particolare capacità richiesta dal design del mobile – menzionando nel discorso Mari, Morrison, Grcic – e ribadendo ancora, quasi scusandosi: “Sono un architetto”.
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Ho apprezzato e ammirato le risposte cristalline di questo gigante dell’architettura contemporanea. Dietro il suo aplomb britannico, al di là dell’indiscutibile savoir-faire, mi sembra di cogliere delle precise opinioni riguardo quanto sia difficile realizzare architettura in Italia (“soprattutto se è coinvolta la pubblica amministrazione”), cosa assolutamente innegabile, purtroppo. Parlando inoltre del futuro dei settori “in buona salute, moda e design, avverte…
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“Attenzione a non sperperare risorse…”
Siamo stati avvisati.
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Chipperfield sembra suggerire che il vento stia cambiando per il mondo del design. E aggiunge:
David Chipperfield architect“La domanda è nuova, dobbiamo tutti chiederci di quanti nuovi prodotti abbiamo davvero bisogno, dobbiamo essere più consapevoli, elaborare un’idea diversa di sviluppo. Siamo passati dal bisogno al desiderio, e il design si è spostato dalla proposta di beni necessari allo stimolo verso cose di cui non abbiamo alcun bisogno. Per questo motivo dobbiamo essere più consapevoli del ruolo del design e dei prodotti. E’ un grosso impegno per i brand, che devono valutare qualità e durata delle cose. I progetti hanno bisogno di integrità, e l’integrità c’è solo dove i progetti hanno un senso, un motivo di esistere.”
Tornando alla prima citazione… non era poi così filosofica.
Grazie, sir Chipperfield.
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(Daniela Podda)

Salone del Mobile 2015: dopo la visita, la presenza che abbiamo apprezzato di più è quella di Porro.

Porro al Salone del Mobile: il post di ermespontiIl Salone del Mobile è l’appuntamento annuale al quale nessuno – tra chi si occupa di progettare e realizzare interni – può mancare…

Anche noi di ermesponti abbiamo fatto in modo di ritagliare spazio tra i vari appuntamenti per una visita mirata.

Delle moltissime cose viste si potrebbe scrivere molto, per quanto
riguarda gli “effetti speciali” e le trovate di marketing visuale.

Ma il nostro occhio da architetti si è posato in modo spontaneo
soprattutto soprattutto sulla qualità del disegno e della manifattura, sia a livello generale che di dettaglio.

L’azienda la cui cura costruttiva e progettuale è stata tale da entusiasmare il nostro sguardo è Porro – e non stupisce chi segue questo marchio da anni, sempre coerente nell’approccio profondamente qualitativo in tutto ciò che fa.

In particolare, e non necessariamente in ordine di importanza, questi i punti che ci hanno fatto apprezzare la “Porro Experience” al Salone del Mobile di Milano 2015:

1 – Creatività delle soluzioni
Vedi il modo di “appendere” il cuscino alla testiera del letto con un ancoraggio semplice ed elegante che sintetizza il rapporto forma-funzione di tutta l’eredità culturale dell’ebanisteria italiana: non è poco…

2 – Accuratezza dei dettagli costruttivi e degli assemblaggiPorro al Salone del Mobile 2015: note di ermesponti
Vedi le bellissime cerniere a perno o a scomparsa disegnate ad hoc e realizzate con una cura del dettaglio – a noi molto familiare nel mondo del Bespoke – ma generalmente molto rara nel mondo della produzione seriale

3 – Laccature bellissime
In particolare sentiamo una certa affinità con l’effetto di contrasto laccato legno, lucido-opaco (da noi tanto amato) di alcuni contenitori della zona giorno; il dettaglio di giunzione tra queste due finiture sullo spigolo non è semplice ed è eseguita in modo impeccabile

4 – Utilizzo generale di materiali di valore veri e naturali
Laddove la produzione industriale di mobili di serie di fascia anche molta alta ripiega, a causa della crisi, su un uso indiscriminato delle superfici imitative del legno – i Saloni degli ultimi anni sono il trionfo del pannello melaminico… –  finalmente Porro propone molto legno, ben verniciato; bellissimi tranciati selezionati con occhio attento e persino alcuni pezzi in massello come le gambe del tavolo, protagonista indiscusso dello stand

L’azienda di Montesolaro (Como) vince quindi un riconoscimento del tutto sconosciuto e per nulla importante: quello di miglior presenza al Salone del Mobile 2015 secondo ermesponti.

Ringraziamo e ci complimentiamo – oltre che con Porro – con tutte quelle aziende italiane che continuano a credere e ad investire nella qualità vera del vero Made in Italy.

Una qualità, quella italiana riconosciuta nel mondo, che si fonda sul doppio pilastro dell’alto livello progettuale e di disegno che nasce nel solco dell’eredità culturale dei grandi maestri italiani del secolo scorso e sulla ricerca continua nell’uso dei materiali e delle soluzioni costruttive della nostra grande tradizione artigianale.

Porro al Salone del Mobile: il post di ermesponti