“Dio è nei dettagli”… forse anche nei dettagli del lavoro dei nostri artigiani.

A dar retta ai detti popolari, nei dettagli si nascondono tante cose.

Ci riferiamo ai proverbi più o meno diffusi “il diavolo è nei dettagli” (di origine incerta, pare sia il motto preferito di un musicista pop ), “Dio è nei dettagli” (attribuito a Mies Van Der Rohe, ma anche a Gustave Flaubert e addirittura a Michelangelo), “la differenza è nei dettagli”, “la bellezza è nei dettagli” e così via.

Quello che in Ermes Ponti mettiamo nei dettagli è di certo una quantità di impegno e attenzione notevolissima.

Siamo dei veri maniaci del dettaglio, perché crediamo che la bellezza e la validità d’insieme – di un ambiente come di un oggetto – stia nella somma perfetta di tanti dettagli perfetti.

Qualche esempio?

Il pannello qui sotto è un pannello “martire”, viene usato per tenere fermo il pannello da sagomare sulla macchina a controllo numerico.

Le “P” vengono poi rivestite in micro fibra chiara e accostate a formare l’accessorio porta cinture di una boutique di moda maschile.

Ermes Ponti bespoke interiors

ermes ponti retail design

Oppure: questo wall paneling con eleganti telai in ottone brunito incorniceranno specchiature rivestite in pelle… perché ermes ponti non lavora solo legno ma anche pelle di ottima qualità!

ermes-ponti-bespoke-interiors-1
ermes ponti leather paneling

E ancora: la vicinanza tra la fase ideativa/creativa e quella produttiva consente delle scintille creative come questa: vi piace?

E’ un tatuaggio sul legno, l’abbiamo chiamato Wood Tattoo ed è una realizzazione nell’ambito di un incarico “business“: l’interior design per un marchio di retail, settore moda.

Si tratta di legno di rovere sul quale è stato applicato un disegno adesivo prima di venire infine trattato con effetto decapé.

Quando, parlando del metodo Ponti che guida il nostro lavoro, diciamo “end to end process“, non é teoria, ma pratica quotidiana!

Tatuaggio su legno, by ermes ponti

lavoro artigiano by ermes ponti: tatuaggio su legno

Italiani, artigiani dell’Italia del futuro. Grazie a Francesco Morace, Barbara Santoro e a tutti gli intervenuti alla presentazione romana di “Italian Factor”.

Francesco MoraceLa presentazione del libro “Italian Factor” di Francesco Morace e Barbara Santoro alla Camera dei Deputati a Roma é stata davvero interessante.

É stato un think- tank focalizzato sul “moltiplicare il valore del nostro paese”, condotto da un simpaticissimo e coinvolgente Giovanni Aversa (mantovano).

Il progetto “Italian Factor” nasce dalla passione di Barbara Santoro che, come imprenditrice e coach , italiana per nascita, canadese per adozione, orgogliosa della sua italianità sta cercando con l’aiuto di Francesco Morace di fare qualcosa per i valori del ns paese.

Barbara Santoro

Un bel modo di farlo é anche questo: dare esempi concreti, per  ragionare sui paradigmi del cambiamento.

Barbara ha chiesto a tutti di contribuire con “the missing ingredient” per la ricetta Italia: un hashtag (la parola chiave, così definita su Twitter dove si usa con il segno # davanti)… a iniziare dal suo: il #coraggiodiosare.

Secondo Barbara l’Italia deve far leva sui suoi punti di forza e venderli nel mondo con più convinzione.

Il suo approccio è riassunto in un esempio ideale: Eataly di Oscar Farinetti.

É stato geniale costruire una piattaforma distributiva che da dignità e valore alle piccole aziende e contemporaneamente al sistema paese del Made in italy.

Ermete Realacci ( parlamentare nonché presidente di Symbola, fondazione per le qualità italiane) ha proposto #onore.

Sostenendo che l’Italia può vincere la crisi affrontandola con le virtù autentiche della propria identità; innovazione, qualità e bellezza.

Tito Di Maggio, ex-presidente del distretto dell’imbottito della Murgia alla sua prima legislatura da senatore,  ha parlato chiaramente di inadeguatezza della classe politica italiana rispetto alle necessità dell’impresa, ma poi ha suggerito un incoraggiante #nihildifficilevolent… sopratutto per chi fa impresa Sud.

Maria Sebregondi, la “mamma di Moleskine” ha suggerito #doittogether intravedendo nello sharing tra le persone una possibile via per il futuro delle ns aziende.

Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso, é stato il più audace: #nuovoevo.

I tempi sono maturi per promuovere le eccellenze italiane e sopratutto il turismo al quale é legato il tutto il settore food e la manifattura.

Valeria Mangani, vicepresidente di Altagamma Roma: #infinitepossibilities per sottolineare che il nuovo lusso é inside-out: bellezza dell’human value che viene espresso anche da tutto ciò che lo riconosce e lo esprime; dall’abito su misura all’arredo sartoriale.

L’intervento più coraggioso é forse stato quello in videoconferenza di Francesco Casoli di Elica; #passione umiltá e aggregazione: per vincere la partita bisogna crederci!

Italian Factor Roma

Anche noi di ermesponti abbiamo suggerito la un concetto, che viene dal Rinascimento e – modestamente – anche dalla nostra azienda: #endtoendprocess.

Secondo noi, l’eccellenza viene da tutto il processo, dalla fase creativa a quella manifatturiera alla comunicazione e alla vendita.

Non basta avere buone idee, realizzarne i prototipi, se non si é in grado di gestirle fino a metterle in pratica.

É un peccato vedere idee  e prototipi italiani svenduti a imprese estere che fanno crescere i loro PIL con i ns talenti.

L’unico che non ha espresso un hashtag é stato proprio Francesco.

Eppure ha ribadito con forza la sua idea che emerge chiaramente anche dal libro:

Ognuno di noi italiani può e deve fare come un artigiano davanti al suo lavoro (e forse alla sua coscienza): con passione e dedizione farlo nel miglior modo possibile solo per il gusto e la soddisfazione di un lavoro ben fatto.

Se ci riusciremo, senza lamentarci di ciò ciò che non possiamo cambiare e insegneremo questo ai nostri figli avremo fatto già tanto per il nostro paese.

Italiani, artigiani del futuro dell’Italia; potremmo felicemente concludere, cullati dal canto di Pavarotti che ha concluso l’incontro.

Italian Factor: Pavarotti

Fundamentals: il caso molto concreto del padiglione Germania alla Biennale Architettura di Venezia

Venice Biennale Architecture 2014Come molti sanno, la 14ª Biennale di Architettura di Venezia si intitola “Fundamentals, Absorbing Modernity 1914-2014” e coinvolge 65 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico della città.

Ermesponti ha contribuito a uno di questi padiglioni, il padiglione Germania, come partner per gli interni sartoriali del progetto più concretamente architettonico di questa biennale firmato dallo studio Ciriacidis & Lehnerer architekten.

Il Bungalow Germania è stato giudicato uno dei 10 migliori padiglioni, ma, per noi architetti, il suo punto di forza è un altro: è sicuramente il padiglione più “leggibile” di tutta la Biennale.

Il significato è chiarissimo, è l’unico che parla in modo univoco il linguaggio specifico dell’Architettura: lo spazio in 4 dimensioni.

Due edifici in scala 1:1 sono letteralmente incastrati uno dentro l’altro: il vecchio padiglione nazista degli anni ’30 e il miesiano bungalow interamente vetrato che il secondo cancelliere tedesco ha fatto costruire negli anni ’60.

Non c’è bisogno di nessuna mappa informativa né di alcuna didascalia per comprendere 100 anni di storia tedesca; basta vivere l’esperienza reale di questo spazio e capire da soli!

Non è necessario essere un architetto o un critico d’arte; i nostri cinque sensi sono più che sufficienti per sentire e capire lo specifico linguaggio dello spazio architettonico.

Questa semplicità è assolutamente rivoluzionaria al giorno d’oggi se pensate che ogni pezzo d’arte contemporanea ha bisogno di pagine e pagine di spiegazioni teoriche per trovare una sua giustificazione.

Davvero quindi è possibile “assorbire la modernità” (“absorbing modernity” come recita il titolo) del Kanzler Bungalow contenuto all’interno del Padiglione Germania.

L’umanista, architetto e filosofo italiano Leon Battista Alberti chiamava questa attitudine a comprendere meglio le cose attraverso il confronto diretto tra le stesse “cognitione per comparatione”.

Questo discorso è ancora più valido per lo spazio architettonico interno.

In sintesi è quello che Adolf Loos chiamava “Raumplan”; come esseri umani, siamo naturalmente strutturati per percepire lo spazio tridimensionale, a un livello interiore molto profondo.

Ogni salto dimensionale, ogni cambiamento viene sentito come un’emozione spaziale sottile.

A mio parere questo è quello che succede all’interno del padiglione tedesco: lo si può percepire chiaramente  e – quasi letteralmente – “assorbire” e non sarà facile dimenticarlo.

Con tutta sincerità  ho già dimenticato chi riceverà il Leone d’oro della giuria quest’anno… ma non potrò mai dimenticare l’emozione spaziale che mi hanno dato questi due edifici incastrati l’uno dentro l’altro!

Andate a Venezia e scriveteci la vostra opinione, non vediamo l’ora di leggerla!

Venice Biennale German Pavillion

BUNGALOW GERMANIA. Deutscher Pavillon auf der 14. Internationalen Architektur-Ausstellung – la Biennale di Venezia, 2014. © CLA / Foto: Bas Princen Bungalow Germania. Pavilion of Germany at the 14th International Architecture Exhibition — la Biennale di Venezia, 2014. © CLA / Foto: Bas Princen

Bungalow Germania. Deutscher Pavillon auf der 14. Internationalen Architektur-Ausstellung — la Biennale di Venezia, 2014. Bungalow Germania. Pavilion of Germany at the 14th International Architecture Exhibition — la Biennale di Venezia, 2014. © CLA / Foto: Bas Princen

 

Interni e architettura? Una “Relazione complicata”.  Considerazioni dopo la conferenza di Alberto Campo Baeza.

Quando Facebook chiede il tipo di relazione sentimentale, tra le opzioni troviamo anche…

“Relazione complicata”.

Forse è proprio così che dovremmo definire la relazione attuale tra architettura e interni.

Cattura

Ma perché questa relazione è diventata così complicata?

A me sembra che l’architettura contemporanea si disinteressi totalmente degli interni.

La maggior parte degli architetti si comportano come se gli spazi interni siano solo qualcosa che non li riguarda;  un vuoto che alla fine verrà riempito di mobili.

Il divario tra architettura e interni rimanda a un’altra relazione complicata: quella tra interni e design industriale di cui abbiamo avuto modo di parlare poco tempo fa… ricordate il post “La differenza tra design e architettura: design-by o disegnato solo per te?”).

I punti di contatto sono più di uno e di un certo interesse.

L’architettura contemporanea mette molta enfasi sulle archistar, così come il design industriale sembra interessato solo ai più famosi designer e alle grandi marche.

Entrambi questi approcci posso essere definiti come “design by”.

Entrambi seguono le regole della moda più di quelle dettate dall’arte di costruire. 

Alberto Campo Baeza – uno dei più famosi architetti Spagnoli e Professore di Architettura – ha tenuto una bella conferenza a Mantova qualche settimana fa all’interno della chiesa di San Sebastiano una delle più importanti chiese del Rinascimento, costruita seguendo i disegni dell’architetto e umanista rinascimentale  Leon Battista Alberti.

san sebastiano mantova

La conferenza è stata i grande impatto e mi ha fatto pensare al ruolo degli interni nell’architettura contemporanea.

Naturalmente mi sono piaciuti molto i bellissimi progetti che Baeza ha presentato nelle sue slide e ho particolarmente apprezzato il forte legame tra i principi della sua architettura e i diversi modi e contesti in cui li ha applicati.

chiesa di san sebastiano a mantova

Mi trovo perfettamente d’accordo con il suo pensiero riguardo l’importanza fondamentale del contesto in architettura;  è ciò che da sempre siamo abituarti a definire “Genius-Loci”, come prima e fondamentale condizione per un nuovo progetto di architettura.

Inoltre penso che sia veramente un ottimo docente: la sua lezione in italiano con quel bel accento spagnolo è stata fantastica!

Eppure, dal mio – forse troppo specifico – punto di vista,  sento che c’è ancora qualcosa che manca in questo tipo di approccio.

Baeza e i suoi bravissimi colleghi – figli del Movimento Moderno e dell’approccio Minimalista – sono abituati a progettare bellissimi edifici bianchi affacciati sulle piazze dei vecchi centri delle città spagnole o portoghesi.

Oppure splendide case affacciate sul mare.

Sinceramente ho pensato: sembrano tutti dei templi greci!

E ciò che più mi ha sorpreso è la conferma di Baeza stesso che riconosce il concetto Greco di “temenos” come uno dei loro modelli più significativi!

campo baeza cadiz home

Ebbene,in estrema sintesi; nel lungo percorso della storia dell’architettura occidentale c’è una netta divisione che corrisponde alla nascita dello spazio architettonico. Scusate se è poco.

Mentre l’architettura greca è sempre stata incentrata più sul rapporto tra edifico architettonico e paesaggio, con l’architettura romana il protagonista dell’edifico architettonico diventa l’uomo.

Con l’architettura romana e in particolare con l’architettura del periodo tardo latino, nasce il concetto stesso di spazio interno.

Con il Rinascimento poi, la centralità dell’uomo viene riscoperta -e forse rafforzata da una maggiore consapevolezza- non solo nell’architettura, ma anche nelle altre arti.

Neanche i più rivoluzionari padri del movimento moderno lo hanno mai negato.

Quindi, perché ora dovremmo farlo noi?

Se il tuo stagista ti procura un incarico importante alla Biennale di Venezia: grazie Eugenio!

Qualche mese fa abbiamo ricevuto una email dal giovane architetto Eugenio Squassabia.

Eugenio ha fatto uno stage l’anno scorso presso il nostro laboratorio, e ora lavora per lo studio di architetti  tedeschi “Ciriacidis Lehrerer architecten” con sede a Zurigo.

Nel suo messaggio, Eugenio ci comunicava che gli architetti titolari del suo studio stavano cercando un partner per la realizzazione del Padiglione Tedesco alla Biennale di Architettura di Venezia, diretta da Rem Koolhas.

Eccoci! abbiamo risposto.

Il padiglione Germania della Biennale 2014

Dopo poco ci siamo incontrati, qui a Mantova, per conoscerci e presentare loro la nostra azienda.

In quell’occasione ci hanno raccontato le loro idee sul progetto, ed abbiamo visto insieme i disegni e le immagini degli interni da realizzare.

Il progetto ci è piaciuto moltissimo da subito.

Abbiamo anche parlato a lungo di architettura, scoprendo di avere forti affinità.

In comune, ad esempio, abbiamo l’ammirazione per  Adolf Loos, uno dei maestri del Movimento Moderno: entrambi apprezziamo il suo concetto di “raumplan” e lo applichiamo nei nostri progetti.

Tutto questo, in un certo senso, ci è sembrato la perfetta concretizzazione del  concetto di “Common Ground”,  il tema di David Chipperfield per la scorsa Biennale.

Biennale 2014: Padiglione Germania

Dopo alcuni mesi di intenso lavoro, prima a Mantova e poi a Venezia, in occasione della recente inaugurazione, abbiamo potuto vedere di persona l’ottimo risultato di insieme del progetto, davvero armonico in tutte le sue parti (nelle immagini di accompagnamento di questo post, alcuni scorci).

Grande soddisfazione, quindi, per l’esito della collaborazione, anche visto l’eccellente giudizio generale… pensate che il Padiglione Tedesco è stato giudicato dall’autorevole quotidiano britannico “The Guardian” tra i 10 migliori di questa edizione.

Siamo davvero contenti – e anche un po’ orgogliosi – di questa collaborazione con Savvas Ciriacidis e Alex Lehnerer, e ringraziamo ancora una volta Eugenio per aver creato questo contatto, che ci ha permesso una realizzazione così importante.

Paolo Ponti e Eugenio Squassabia davanti al pad. Germania alla Biennale 2014

L’inaugurazione del padiglione tedesco alla 14a Biennale di Architettura: impressioni a caldo.

Germany__1__full (1)Venerdì siamo stati al Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia: ci siamo arrivati ​​un po’ in ritardo, ma in tempo per l’apertura.

Non ci siamo mai sentiti così orgogliosi per un lavoro realizzato.

Il nostro cliente lo ha apprezzato così tanto da menzionare ermesponti anche durante il discorso di apertura: incredibile!

Mai un cliente ci ha dato un tale riconoscimento.
Nemmeno per incarichi più importanti.

BungalowGermania_Ausstellung04 © Bas Princen

Abbiamo davvero apprezzato la possibilità di lavorare con questi professionisti.

Fin dal nostro primo incontro, abbiamo sentito una forte affinità.

Dubbio: siamo forse noi di ermesponti un po’ tedeschi?

O sono gli architetti Ciriacidis & Leherner ad essere un po’ italiani?

Niente di tutto questo.

Abbiamo solo le stesse, profonde radici nel patrimonio culturale della storia dell’architettura occidentale… tutto qui.

Abbiamo trovato un fattore comune molto importante: a entrambi piace fare il proprio lavoro al meglio.

Padilgione Germania Biennale Venezia

Ce ne prendiamo cura. In tutto quello che facciamo, cerchiamo la perfezione.

Se andrete a Venezia nei prossimi mesi, vi prego di dare un’occhiata al padiglione tedesco.

Per quello che mi riguarda, c’è una particolarità che lo rende diverso da ogni altro padiglione nazionale della Biennale Architettura…

Tutti i padiglioni nazionali – ovviamente – hanno come tema l’architettura, ma ne parlano semplicemente.
Il padiglione tedesco è realmente architettura!

BungalowGermania_Ausstellung03 © Bas Princen

Due costruzioni in una: ognuna con la propria identità e stile da confrontare con l’altra.

Una realizzazione di grande carattere, che non ha bisogno di commenti critici, testi ausiliari, didascalia informative: ogni visitatore percepisce molto bene la realtà architettonica del luogo.

Ad essere onesti, questo è il vero motivo per cui ci siamo letteralmente innamorati di questo progetto.

Crediamo che l’architettura significhi vivere lo spazio d’interni; dalla sensazione generale dello spazio principale, fino all’ultimo dettaglio.

La nostra azienda si chiama come quest’uomo. Intervista ad Ermes Ponti.

Iniziamo oggi un dialogo con il sig. Ermes Ponti, che dà il nome alla nostra azienda.

La sua figura discreta è sempre presente, più con le azioni che con le parole, e il suo lavoro continua ad essere di esempio per tutti, in particolar modo per i giovani. 

Mr Ermes Ponti, of Ermes Ponti bespoke interiors (Italy)Per chi come noi lavora in ambito manifatturiero, la figura delle generazioni che hanno aperto la strada alle nostre attività sono un riferimento costante: sia per le abilità tecniche sia per lo spirito del “fare impresa”, aspetti alla base del nostro lavoro quotidiano. 

Ma lasciamo la parola al sig. Ermes.

 – Sig. Ermes, come inizia l’attività dell’azienda Ermes Ponti?

Ermes Ponti – La storia della nostra Azienda inizia sulle rive del Po, a san Giacomo Po, un piccolo paese a sud di Mantova.

Alla fine degli anni ’30, mio padre comprò le prime macchine necessarie ad avviare lattività di falegnameria; la leggenda famigliare racconta che  andò a Milano in bicicletta e quando i camion arrivarono scese in piazza tutto il paese… tutti credevano che fossero arrivate le nuove campane per la chiesa!

Iniziammo così la nostra attività, come falegnami.

 – Come si sviluppò negli anni successivi? 

Ermes Ponti – Superato il periodo bellico, dopo alcuni anni, l’azienda si trasferì qui a san Biagio, nei locali di un’ex centrale elettrica dismessa; a quel punti eravamo già diventati una realtà industriale riconosciuta… facevamo arredi ” moderni”, mai visti da queste parti.

Mr Ermes Ponti, of Ermes Ponti end-to-end interiors (Mantua - Italy)Nel ’57 siamo stati i primi in Italia a mettere a punto la vernice al poliestere sui mobili partendo da un cofano d’auto mostratoci da un rappresentante; il 12 Aprile, ricordo ancora la data,  la proponemmo con gran successo alla Fiera Campionaria di Milano e per molti anni abbiamo lavorato per progetti relativi a questo nuovo tipo di vernice al poliestere,  che è ancora molto usata.

Si arrivò così agli anni ’60, fu in quel periodo che io entrai in azienda.

In quel periodo decidemmo di chiamare un grande architetto che potesse disegnare per noi delle nuove collezioni; io e mia moglie Gabriella – la sedia Gabriella è appunto dedicata a lei – scrivemmo una lettera a Gio Ponti, con il quale iniziammo ben presto una lunga collaborazione.

Per noi Gio Ponti disegnò una collezione completa di arredi basati su un concetto innovativo di casa : la serie Apta.

Periodo indimenticabile; Gio Ponti è stato per me un vero e proprio maestro di vita.

– In che periodo la sede assunse la configurazione attuale?

Ermes Ponti – Fu negli anni ’70, quando ampliammo i locali e costruimmo il nuovo laboratorio (quello attuale con copertura a shed oggi integrata con un nuovo impianto a pannelli solari) e acquisimmo commesse importanti;  principalmente grandi strutture alberghiere e ville private.

– Quali sono i marchi più importanti per cui lavoravate in quegli anni?

Ermes Ponti – Collaboravamo con molti, realizzando pezzi di alta ebanisteria disegnati dagli architetti più famosi di quegli anni, un nome su tutti: Driade.

– Vi specializzaste quindi nel design?

In realtà no, la nostra specializzazione era… il lavoro fatto bene.

Arrivò quindi anche, nella prima metà degli anni ‘90, il mondo della moda con la produzione della boutique di Corneliani in Monte Napoleone, a Milano.

Dopo l’ingresso in azienda di mio figlio Paolo e di sua moglie Daniela, entrambi laureati a Firenze in architettura, Corneliani ci propose i primi incarichi di progettazione integrata; una prima piccola showroom a Parigi, poi una prima boutique in Russia e così via.. fino ad affidarci lo studio dell’intero progetto di New Bond Street a Londra e poi quello di Monte Napoleone a Milano. Ad oggi abbiamo progettato e realizzato per loro una cinquantina di negozi; forse di più…

[sfoglia portfolio aziendale…]

– Quali sono gli impegni principali degli anni recenti?

Negli ultimi dieci anni abbiamo lavorato principalmente nel mondo della moda; abbiamo progettato e realizzato grandi boutique monomarca e multimarca, in tutto il mondo.

La gestione integrale di tutto il processo – dalla prima idea progettuale alla realizzazione chiavi in mano del negozio- garantisce al cliente una consistente riduzione dei tempi e dei costi e l’ottimizzazione dei risultati in termini di:

  • funzionalità
  • estetica architettonica
  • qualità artigianale degli arredi.( ripresa disegni, campioni etc..)

Grazie a questo nuovo metodo integrato di progettazione e produzione abbiamo acquisito clienti importanti nel mondo del retail di lusso e della nautica d’eccellenza.

– Tutti dicono che la crisi ha colpito duramente la nautica…

Ermes Ponti – Infatti è così, ma paradossalmente proprio le difficoltà portate dalla crisi hanno portato molti a rivolgersi alla nostra azienda.

Quando siamo entrati noi in questo settore, qualche anno fa, il settore era già in difficoltà… ma grazie al nostro metodo di lavoro siamo riusciti – ad esempio – a dimezzare i tempi di consegna di un 94 piedi, migliorarando i disegni esecutivi e la fase di installazione in cantiere. 

– La crisi  come opportunità di crescita, quindi?

Ermes Ponti – La crisi economica attuale a noi ha insegnato molto.

Ci ha chiesto un’evoluzione; diminuire i costi e i tempi, aumentare la qualità.

Da dieci anni mio figlio Paolo lavora in questa direzione, mettendo a frutto vari aspetti, tutti ugualmente importanti: la sua cultura architettonica, la sua intelligenza pratica e organizzativa, la passione per il proprio lavoro,   l’amore per le cose ben fatte, la dedizione per la propria gente,    il sacrificio quotidiano.

A mio avviso, sono questi i valori della “piccola” impresa italiana che hanno fatto “grande” il Made in Italy.

Personalmente credo che siano ancora molto attuali, e forse la crisi ha fatto sì che li riscoprissimo.

“La Casa del Cancelliere di Bonn da oggi alla Biennale di Venezia… anche grazie a ermesponti.” di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis.

Lehenerer and Ciriacidis architectsGli architetti incaricati del progetto del padiglione Germania alla Biennale di Venezia parlano di come hanno incontrato la nostra società e il modo in cui si è svolta la collaborazione tra di noi .

Grazie per il vostro post , Alex e Savvas!

ERMES PONTI : UNA COLLABORAZIONE PREZIOSA PER IL PADIGLIONE TEDESCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA .
Di Alex Lehnerer e Savvas Ciriacidis .

Padiglione Germania Biennale Venezia

Siamo stati molto fortunati a poter lavorare con ermesponti sul progetto “Casa del Cancelliere di Bonn” del Padiglione tedesco alla 14 ° Biennale di Architettura Internazionale 2014.

All’inizio eravamo molto preoccupati per come avremmo ricostruito la Casa del Cancelliere di Bonn, datata 1964, a Venezia .

Poi, per caso, abbiamo incontrato Daniela e Paolo dI ermesponti.

Un nostro amico e collaboratore italiano, Eugenio Squassabia di Mantova, ce li ha raccomandati poichè anni fa aveva lavorato con loro.

Avevamo già sentito parlare molto della squisita manifattura delle aziende del Nord Italia, ma mai avremmo immaginato quale tipo di entusiasmo e precisione c’è nel loro lavoro, se non dopo aver incontrato ermesponti.

key hole study by ermes pontiDaniela e Paolo si sono subito recati a Bonn in prima persona per verificare l’ “originale” e per valutare da vicino tutti i dettagli dei mobili in legno della casa da riprodurre a Venezia – fino alle serrature di ottone delle ante dell’armadio, che si vedono nel disegno.

Un’analisi che assomigliava quasi a un progetto archeologico nel recente passato di Bonn!

Il padre di Paolo si è poi recato a Milano per prendere il tipo di impiallacciatura esatta per gli armadi a muro della casa di Bonn.

Il risultato è stupefacente .

Padilgione Germania Biennale Venezia

Sono stati impiegati così tanta cura e tanto amore per la realizzazione  che ci sentiamo quasi in colpa che tra sei mesi di Biennale il tutto debba scomparire di nuovo .

Prima di questa scadenza, dovrete andare a vedere il padiglione di persona e verificare con quanta precisione ermesponti ha realizzato i mobili del Padiglione .

Abbiamo anche iniziato a dire alla gente presente: ” Se volete vedere come diventerà tutto ciò tra 50 anni, andate a Bonn!”

Padiglione Germani Biennale Venezia

Ma forse si dovrebbe anche andare a Mantova e dare un’occhiata al laboratorio di ermesponti e ascoltare attentamente Paolo per capire  con quanta cura scelgono e compongono a mano ogni pezzo di impiallacciatura per ottenere il taglio di legno giusto per ogni singolo progetto .

E ‘ sorprendente e stimolante avere ancora professionisti che al giorno d’oggi si preoccupano così tanto del loro lavoro.

Paolo Ponti of ermes ponti at work on Biennale German pavillion